Repubblica 14.5.16
La sentenza dei sondaggi “Giachetti e la Raggi si spartiranno i suoi voti”
Scatta la corsa agli elettori rimasti senza candidato, la Meloni: sinistra e Dem erano già d’accordo
Marchini: “Non credo ci sia un disegno dietro, ora una parte di cittadini non ha rappresentanza”
di Tommaso Ciriaco
ROMA.
Contasse solo la statistica, la domanda si ridurrebbe a una soltanto:
chi ci guadagna, adesso che un tribunale ha costretto Stefano Fassina in
panchina? E chi può ambire ai consensi di una sinistra radicale ormai
orfana di candidati? Saranno pure pochi voti, ma nell’aspra contesa per
il Campidoglio sembrano davvero decisivi. «Una parte finirà
nell’astensione - sostiene il professore Roberto D’Alimonte - il resto
si dividerà tra la Raggi e Giachetti. Questa vicenda svantaggia il
centrodestra». Ecco il paradosso di un pasticcio fatto di firme e
moduli, allora: il fallimento di una lista nata per sgambettare Renzi e
infastidire i cinquestelle sarà ossigeno proprio per gli odiati
avversari. «Se in questa storia dovessi immaginare un ranking del
beneficio – ragiona la sondaggista Alessandra Ghisleri (Euromedia
Research) – allora direi: Raggi, Giachetti e Marchini».
Mai come
stavolta la Capitale è terra di conquista per le pulsioni più estreme e
impronosticabili. «È molto difficile prevedere cosa accadrà – ammette
Roberto Weber di Ixè – Quello che posso dire è che a Roma ci sarà una
risposta dell’elettorato molto radicalizzata ». Il punto politico parte
esattamente da questo ragionamento: se chi sceglie Fassina lo fa in
chiave anti-renziana, come potrà virare sul Pd e avvantaggiare proprio
Giachetti? «Il motivo – spiega Antonio Noto, a capo di Ipr - è
statistico. La quota marginale che andrà al candidato del Pd sarà
importantissima. Dovesse guadagnare anche solo il 2% dei voti, questi
potrebbero essere decisivi per andare al ballottaggio. Anche perché
questi elettori di certo non sceglieranno nomi di centrodestra».
Marchini
e Meloni, appunto. Osservano la palude burocratica in cui sono finiti i
vendoliani e non sembrano darsi pace. In un attimo, un altro bidone di
veleni si riversa sulla campagna elettorale. «Rimango molto perplessa di
fronte al fatto che partiti organizzati non sapessero che bisognava
consegnare le firme con la data - confida Giorgia Meloni - E quindi ho
il dubbio di un accordo tra il candidato della sinistra radicale e il
candidato del Pd. Evidentemente si rendono conto che non hanno ad oggi
alcuna possibilità di arrivare al ballottaggio ». Desistenza travestita
da concorrenza, questo è il sospetto dei lepenisti: «Un favore di
Fassina al Pd», insiste Matteo Salvini. La soluzione, secondo la leader
di Fratelli d’Italia, passa da una sanatoria per decreto, in modo da
riammettere chi ha commesso errori formali: «Sarebbe un gesto di
democrazia». Anche Marchini avrebbe preferito un altro finale. «Non
credo che ci sia dietro un disegno, penso però che bisognerebbe dare
rappresentanza anche a questa sinistra. Abbiamo di fronte uno scenario
pericoloso per la tenuta sociale della città. Ha visto i disordini di
ieri? Non credo siano casuali». Detto questo, l’imprenditore preferisce
non dare ascolto alle interpretazioni degli istituti demoscopici: «È già
difficile prevedere se chi ha votato Pd continuerà a farlo, figurarsi
sapere se gli elettori di Sel sceglieranno il Partito democratico. Siamo
nel campo della chiromanzia...». Nel dubbio, comunque, a largo del
Nazareno si festeggia. Numeri alla mano, un concorrente in meno non
dispiace. I sondaggisti sembrano confermare: «Prendiamo l’ottavo
municipio, in particolare la zona di Garbatella con i suoi 44 mila
abitanti - è l’esempio fornito da Ghisleri - Alle ultime comunali Sel ha
preso il 9% e Fratelli d’Italia il 5%. E siccome quelli di Fassina non
voteranno per la Meloni, Giachetti avrà certamente un vantaggio».
E
se invece tutto si riducesse a un misero aggiustamento dello
“zerovirgola”? La pensa così il professor Alessandro Amadori, convinto
che la ghigliottina sul candidato di Sinistra italiana sposti davvero
poco: «Dovessi usare un’immagine, direi che Fassina - che pure considero
potenzialmente spendibile - assomiglia in questa campagna a un cane
sciolto senza collare: non si capisce che disegno abbia e perché
bisognerebbe votarlo. Penso quindi che i suoi elettori finiranno
soprattutto nell’astensione».