Repubblica 11.5.16
L’arcivescovo Pennisi
“Fascismo strisciante metà del Paese è contro”
intervista di Paolo Rodari
ROMA.
«Credo davvero che aver posto la fiducia sia un fatto del tutto
negativo per la nostra democrazia. Argomenti così delicati e importanti
necessiterebbero infatti di altri approcci. Con la fiducia, piuttosto,
il Parlamento viene imbavagliato. E in questo modo non si tiene conto
che esiste una grande fetta del Paese che questa legge non la vuole. A
mio avviso questo modo di fare è fascismo strisciante, un qualcosa che
in nessun modo condivido ».
Michele Pennisi, arcivescovo di
Monreale e per diverso tempo delegato della Cei per la scuola e
l’educazione, parla a titolo personale seppure è evidente che nella Cei
vi sia chi la pensa come lui.
Alfio Marchini ha detto che se
venisse eletto sindaco di Roma non escluderebbe di esercitare il diritto
all’obiezione di coscienza. Non le sembra troppo?
«Di fronte a
una legge ingiusta è lecito esercitare questo diritto. Se dall’alto lo
Stato impone leggi che non si condividono, si può obiettare. Non vedo
per quale motivo non si potrebbe fare».
Da anni l’Italia aspetta
questa legge, anche per garantire diritti sacrosanti alle coppie di
fatto. Perché adesso tornare a fare le barricate?
«Non si tratta
di fare le barricate. Semplicemente di dire che i diritti delle persone
conviventi si possono tutelare in altro modo».
Ad esempio come?
«Con
un testo unico sui diritti. Un testo che elenchi e ribadisca quanto
l’ordinamento italiano già prevede, esplicitamente o implicitamente, per
le persone impegnate in convivenze. Invece questa legge a mio avviso ha
un portato ideologico».
A cosa si riferisce esattamente?
«Mi
sembra che dietro questa legge, dietro le forze che l’hanno sostenuta e
portata in Parlamento, vi sia una cultura specificatamente contraria
alla famiglia naturale. Quando, infatti, attraverso una decisione
politica, vengono giuridicamente equiparate forme di vita differenti —
come la relazione tra l’uomo e la donna e quella tra due persone dello
stesso sesso — non si riconosce la specificità della famiglia. Questo è
il punto, a mio avviso ».
Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale