Repubblica 1.5.16
Carrai, la marcia indietro sull’intelligence
L’imprenditore amico del premier sorveglierà il Grande fratello del web, voci sul suo passo indietro
di Goffredo De Marchis
ROMA.
«Oggi di noi sanno più Google, Amazon e Facebook di quanto sappiano
Guardia di Finanza, Carabinieri e servizi segreti messi insieme». Così
parlava Marco Carrai lo scorso agosto al Meeting di Rimini, l’evento
annuale di Comunione e liberazione. Tutte le informazioni che passano
sulle piattaforme digitali (100 miliardi di miliardi di dati ogni anno)
sono i Big Data, il settore del quale dovrebbe occuparsi l’amico
fraterno di Matteo Renzi nell’ambito della sua consulenza col governo.
Incarico a lungo rinviato, com’è successo anche l’altro ieri, tanto che a
Palazzo Chigi non si esclude un passo indietro di Carrai, ovvero la
rinuncia a entrare nello staff di Renzi. Il premier lo ha fatto capire
sottolineando più volte, in conferenza stampa, che «la campagna
mediatica contro sta influendo sulla decisione di Carrai. Non so se
abbia cambiato idea ma io lo voglio ancora con me». Non scherzava. Un
messaggio inviato soprattutto all’amico, infastidito per il fuoco di
sbarramento che ha indebolito il suo ruolo fino a ridurne poteri e
confini e, dicono, anche per la gestione maldestra della vicenda,
culminata nei continui slittamenti del via libera.
Certo, non è
facile dire di no a un amico che è anche il presidente del Consiglio e
che ti difende pubblicamente spiegando che nulla per lui è cambiato.
Ecco perché Carrai e Renzi stanno continuando a studiare il modo
migliore per lo sbarco a Palazzo Chigi, definendo le competenze della
cybersecurity, senza pestare troppi piedi. Perché quello che è sicuro è
che dalle strutture di intelligence sono arrivati degli stop espliciti
sotto forma di dubbi e interrogativi sulla nomina di Carrai e sulle sue
funzioni, dubbi fatti propri anche dal capo dello Stato Sergio
Mattarella.
La cybersecurity targata Carrai potrebbe dunque
cominciare occupandosi dei Cert (Computer Emergency Response Team),le
squadre che difendono la sicurezza informatica. In Italia ce ne sono due
principali: la Sogei e il Cert del ministero della Difesa. La Sogei fa
capo al ministero dell’Economia, si muove nell’ambito del decreto del
2014 per la Strategia nazionale della sicurezza informatica e serve a
evitare intrusioni nei sistemi della pubblica amministrazione, a
risolvere incidenti, a difendere materiale sensibile che passa per le
reti digitali dello Stato. Il Cert Difesa ha un compito ancora più
delicato perché è i suo dati contengono elementi legati alla sicurezza
nazionale. Poi ci sono il Cert di Poste e il Cert dello Sviluppo
economico. «Bisogna fare un po’ di pulizia in queste strutture», dicono a
Palazzo Chigi. Se ne occuperà Carrai, coordinando lo scambio di
informazioni.
Sui Big Data il punto non è certo la privacy dei
cittadini. «La segretezza dei dati ha a che fare con la politica»,
suggerisce un ministro molto vicino a Renzi. «Berlusconi ha costruito la
sua carriera pubblica sui sondaggi, domani queste carriere poggeranno
sui Big Data». Sono dati che vanno difesi dalle “infiltrazioni” dei
candidati o dei partiti. Nell’ultima serie di House of Cards, la fiction
preferita da Renzi, l’avversario di Frank Underwood (Kevin Spacey), usa
i flussi di un motore di ricerca per sapere cosa vogliono gli elettori,
quali sono i loro gusti, i loro umori. Meglio di un sondaggio, vita
reale. La cybersicurezza dovrebbe vigilare sull’uso politico di questa
massa di informazioni.
Basteranno queste competenze a convincere
Carrai ad abbandonare le sue attività private, a creare un blind trust, a
rinunciare a un po’ di affari per avere un ufficio a Palazzo Chigi? È
troppo poco rispetto alle aspettative e alle promesse di Renzi? Sono le
domande che si sta ponendo l’imprenditore di Greve in Chianti. E davvero
non si esclude che possa tirarsi indietro.