martedì 3 maggio 2016

La Stampa 3.5.16
Napoli, nel palazzo degli orrori altri 5 bimbi nella rete dei pedofili
Sarà riesumata la salma del piccolo Antonio, ucciso nel 2013
L’avvocato della famiglia: “Un libro di degrado mai letto prima”
di Antonio E. Piedimonte

Nel buco nero del Parco Verde torna in mente l’incipit di un celebre film di fantascienza: «Mia madre diceva che i mostri non esistono. Si sbagliava». Gli orrori infiniti del palazzo degli orchi vanno oltre la fantasia di Ridley Scott e le capacità di Ellen Ripley (Sigourney Weaver): a tre giorni dall’arresto di Raimondo Caputo per l’omicidio della piccola Fortuna “Chicca” Loffredo, infatti, dalla procura della Repubblica di Napoli Nord trapela la conferma di quello che a Caivano hanno sempre sospettato tutti: di “mostri” in circolazione ce n’è più d’uno. Un branco di pedofili che divora innocenti grazie alla collaborazione di un nutrito gruppo di complici e fiancheggiatori, fatto di uomini e di donne, a cominciare dalla compagna-complice dell’orco, Marianna Fabozzi, arrestata per gli abusi sessuali ai danni della figlia più piccola. Nel mirino degli inquirenti dunque ci sarebbero degli altri inquilini, compresi quelli già accusati dei reati di false dichiarazioni al pm e favoreggiamento, per aver depistato le indagini sulla morte di Chicca, precipitata da un balcone il 24 giugno del 2014 perché, come ha raccontato un’amichetta, si era ribellata all’ennesimo stupro.
Gli investigatori hanno individuato cinque piccole vittime accertate, ma il numero potrebbe crescere. Tra i residenti del palazzo dell’orrore vi sarebbero diversi pervertiti violenti, o meglio, una rete di predatori sessuali composta perlopiù da nullafacenti e disoccupati (ma non solo) che grazie al clima di indicibile degrado culturale e sociale e a una certa disattenzione dei genitori, si divertivano a passarsi le prede tra una partita di carte e una birra, talvolta pagando piccole somme talaltra imponendo la loro brutalità. E tutto intorno quella cornice di omertà, indifferenza e complicità che ha fatto indignare il Papa e il Presidente della Repubblica, che nei giorni scorsi hanno auspicato «pene severe».
I magistrati napoletani hanno parlato di una barriera di «omertosa indifferenza e colpevole connivenza», un muro che ora si sta sgretolando grazie alle testimonianze dei bambini, i quali, una volta allontanati dalle famiglie, hanno potuto raccontare la verità: «Chicca gli dava i calci e lui l’ha buttata giù. Ma mamma ha detto che dovevo tenere il segreto», ha confidato la figlia più piccola della Fabozzi. E una serie di elementi certi è ormai fissata. A cominciare dalla persona che per primo soccorse Chicca e la pose in auto agonizzante per accompagnarla in ospedale, si chiama Salvatore Mucci ed è in galera (da un anno e mezzo) per abusi sulla figlia di 12 anni. Anche in questo caso c’è stata la complicità di una donna, la sua compagna, che è stata accusata dello stesso reato. Ma nel passato del palazzo degli orchi c’è di peggio. Nell’aprile del 2013 il piccolo Antonio Giglio, 3 anni, figlio della compagna di Caputo, muore dopo essere precipitato dal settimo piano. La mamma raccontò che si era sporto per vedere un elicottero. Ieri Angelo Pisani, legale dei nonni e del padre di Fortuna Loffredo, ha chiesto che il corpo del bimbo venga riesumato. «Siamo solo alla prima pagina – ha detto l’avvocato – di un libro di orrore, violenza, degrado e criminalità mai letto prima». Intanto si sta facendo luce sia sulla molotov lanciata contro la casa della Fabozzi sia sull’aggressione a Caputo nel carcere di Poggioreale: l’orco è stato colpito con un pugno nella sezione protetta (la cosiddetta “sex offenders”), e per questo è stato trasferito in una cella singola.