La Stampa 28.5.16
Dal Brasile al sogno americano
Boom di haitiani al confine di Tijuana
Centinaia di immigrati fuggiti dall’isola dopo il sisma del 2010
di Francesco Semprini
Giungono senza sosta da diversi giorni, provenienti dalle «rotte della speranza» centro-americane, senza soluzione di continuità. Si accalcano davanti alle cancellate del porto di ingresso di San Ysidro, non lontano da Tijuana, uomini, donne e bambini: dormono per terra abbracciati e avvolti in coperte donate dai volontari. In attesa di compiere il grande passo, l’ingresso negli Stati Uniti, la terra promessa, per raggiungere la quale - temono le autorità doganali - potrebbero essere pronti a tutto, anche alla rivolta. È l’esercito di haitiani che sta assediando il tratto più ad Ovest della frontiera tra Messico e Usa. Scene che ricordano quelle di Lesbo e Calais, ma con una connotazione etnica del tutto nuovo. Mai prima d’ora le frontiere americane erano state prese d’assalto da cittadini provenienti da Haiti, drammatica realtà caraibica che il terremoto del 2010 ha piegato definitivamente. Tra gli accampati di San Ysidro c’è Cedric (così dichiara di chiamarsi al San Diego Tribune), un ragazzone di 25 anni che dopo il terremoto ha deciso di lasciare il cuore di tenebra haitiano per far rotta in Brasile. «Ho cercato di iniziare una vita migliore come molte persone del mio Paese». La sua storia è quella di tanti altri connazionali, a cui il Brasile ha offerto ospitalità e lavoro subito dopo il 2010, sulla scia della sua spinta economica emergente. Ed invece oggi il Paese sudamericano è in una crisi acuta, economica, politica e di costume, e per gli haitiani non c’è più spazio né opportunità. Ecco allora che i disperati di Port-au-Prince e dintorni si sono rimessi in marcia attraverso Ecuador, Colombia, Panama, Nicaragua, Honduras, Guatemala e quindi Messico, «sulle rotte percorse mediamente da 25 mila persone al giorno», spiegano le autorità della Custom and Protection Border (Cpb) di Usa e Messico. «Dalla scorsa domenica ne abbiamo visti arrivare centinaia - racconta Yuleni Perez, giornalaio di Tijuana -, alcuni non hanno nemmeno una coperta». Le autorità del Cpb vogliono capire se ci sia dietro un nuovo racket del traffico di esseri umani. Le autorità americane nel frattempo valutano caso per caso chi possa essere accolto, nessuno infatti chiede asilo politico. Gli altri rimangono nei centri di accoglienza, ma col rischio che l’afflusso senza sosta di haitiani trasformi San Ysidro in un teatro di tensioni come quelli dall’altra parte dell’Atlantico.