La Stampa 25.5.16
Francia paralizzata dalle proteste
La polizia sgombera il blocco dei depositi petroliferi. I distributori di benzina sono a secco
I sindacati annunciano nuovi scioperi contro la riforma del lavoro. Valls: non arretriamo
di Paolo Levi
Non
 bastavano lo sciopero dei trasporti o le piazze gremite di lavoratori e
 studenti. Non bastavano le proteste degli «indignados» di Nuit Debout o
 le auto incendiate dai casseur. In Francia la mobilitazione contro la 
riforma del lavoro assume una portata senza precedenti. Alle forme 
tradizionali del dissenso si aggiunge ora il blocco di depositi 
petroliferi e raffinerie, con migliaia di automobilisti in coda davanti 
alle pompe di benzina col terrore di restare a secco.
Protagonisti
 del braccio di ferro che rischia di paralizzare un Paese già sull’orlo 
della crisi di nervi sono il premier Manuel Valls e Philippe Martinez, 
il baffuto leader della Cgt. A caccia di nuovi consensi, il primo 
sindacato della République chiede l’immediato ritiro della riforma del 
lavoro, il cosiddetto Jobs act alla francese, una legge per giunta 
approvata con procedura 49-3, il contestato articolo della Costituzione 
che ha consentito al governo socialista di vararla senza il via libera 
del Parlamento.
All’alba di ieri, dopo un week-end di passione, la
 polizia è intervenuta per sgomberare gli accessi ai siti petroliferi di
 Fos-sur-Mer, vicino a Marsiglia, bloccati dai militanti della Cgt. 
Questi hanno poi denunciato «scene di guerra», «senza preavviso». «Non 
possiamo accettare nessun ricatto sul carburante», ha però avvertito 
Valls la sera prima, annunciando l’imminente intervento dei «flics» 
contro le barricate. Per tutta risposta, dopo il blitz delle forze 
dell’ordine con idranti e proiettili di gomma, la Cgt ha decretato lo 
sciopero nelle otto raffinerie di Francia. «Siamo determinati ad andare 
fino in fondo per il ritiro della riforma del lavoro», ha tuonato in tv 
l’agguerrito Martinez, invocando una «generalizzazione dello sciopero 
ovunque nel Paese».
Un appello subito raccolto dai compagni 
sindacalisti della Sncf, la compagnia ferroviaria nazionale, pronti ad 
incrociare le braccia dal 31 maggio, mentre è atteso per il 2 giugno lo 
sciopero «illimitato» di metro e bus parigini (Ratp), a cui seguirà dal 
giorno successivo quello dell’aviazione civile. Il tutto a pochi giorni 
dal fischio d’inizio dei campionati di calcio di Euro 2016. Anche i 
dipendenti della centrale nucleare di Nogent-sur-Seine, riuniti in 
assemblea generale, ieri hanno deciso di scioperare e fermare la 
produzione di elettricità, giovedì prossimo.
Ieri, nonostante le 
rassicurazioni del governo, il rischio penuria si è esteso a tutto il 
territorio, con oltre il 20% delle stazioni di benzina parzialmente o 
completamente a secco. Da parte sua, il presidente Hollande ha 
denunciato la «strategia di una minoranza» mentre Valls assicura che la 
riforma non verrà ritirata. «Costringere i francesi a fare 45 minuti di 
fila davanti alle stazioni di servizio non è tollerabile: continueremo 
la rimozione dei blocchi».
E invece per l’opposizione di 
centrodestra l’esecutivo prima o poi cederà, come successe nel 1996 
all’allora premier Dominique de Villepin, che davanti rivolta della 
piazze dovette ritirare il controverso Contratto di Primo Impiego (Cpe) 
osteggiato dai giovani. Furiosi anche i dirigenti di Total, il colosso 
francese del petrolio, che parlano di fatti «estremamente gravi» e 
annunciano una «seria revisione dei progetti di investimento 
nell’insieme degli stabilimenti del Paese».
 
