La Stampa 23.5.16
“Tanti veri partigiani voteranno sì”
Nuovo scontro sul referendum
Bersani
contro Boschi: “Come ti permetti?”. E lei annuncia: “Se perdiamo
anch’io lascio la politica”. Napolitano: in quel caso situazione
insostenibile
di Carlo Bertini
Una battuta della
Boschi dalla Annunziata sui «partigiani veri che voteranno Sì» scatena
il finimondo: selva di reazioni indignate e «fuoco amico» ad alzo zero
di Bersani e compagni prima di una precisazione della stessa ministra
per placare gli animi. Nel week end in cui il Pd è riuscito a
raccogliere 100 mila firme per il referendum e alla vigilia della
nascita del comitato del Sì, che potrebbe essere presieduto da Luigi
Berlinguer, tiene banco una polemica scatenata da un aggettivo di
troppo. Che oscura l’annuncio di un passo indietro della ministra al
pari di Renzi se la riforma fosse bocciata; e la conferma che l’Italicum
non cambierà perché è un antidoto agli «inciuci», con buona pace della
sinistra e di tutti i sostenitori dei governi di coalizione.
Lotta partigiana
Sono
i partigiani, con tutta la carica simbolica che la Resistenza ancora
rappresenta per gli elettori, a infiammare gli animi nel day after del
referendum day celebrato da Renzi e dalla Boschi sabato in piazza.
«L’Anpi come direttivo nazionale ha preso una linea. Poi ci sono tanti
partigiani, quelli veri, quelli che hanno combattuto la Resistenza, non
quelli delle generazioni successive, che voteranno Sì alla riforma»,
dice la ministra delle riforme a «In Mezz’ora». Convinta che «anche
nell’Anpi molti voteranno Sì, come anche molti nel Movimento 5 Stelle».
Ma è quel «veri» che innesca la polemica, con tutta la sinistra, interna
ed esterna al Pd, sulle barricate contro la ministra. Furioso Bersani,
che bolla la Boschi come «sconsiderata e avventurista. Come si permette
di distinguere tra partigiani veri e finti? Chi crede di essere? In nome
di una mezza riforma del Senato rischia di creare una frattura
insanabile nel mondo democratico e costituzionale». Salvini, Meloni e
Berlusconi si compattano contro il referendum. Affonda il coltello la
Lega, «ringrazio la Boschi perché così aiuta i comitati del No», dice
Fedriga. «Mi ricorda la Repubblica di Salò», taglia corto Calderoli. «I
partigiani che votano No canteranno Bella ciao», sfotte Quagliariello.
Lei in serata chiarisce, «non mi sono mai sognata di dare patenti ai
partigiani, né di distinguere tra i partigiani veri o meno veri. Ho solo
detto che ce ne sono molti che hanno annunciato il loro Sì al
referendum».
L’Italicum non si tratta
Fa meno rumore oggi ma
peserà assai nei mesi a venire il niet alla richiesta posta da Bersani
su «La Stampa» di cambiare l’Italicum. «Così funziona ed evita inciuci e
governi tecnici», dice la Boschi respingendo la condizione per
impegnarsi sul referendum posta da tutta la sinistra; così come passa in
secondo piano l’annuncio ad effetto che anche lei, come Renzi, mollerà
la politica se vincesse il No. Un annuncio che drammatizza la partita,
accendendo i riflettori su ciò che potrà succedere in caso di vittoria
dei No: tutto il «giglio magico» renziano se ne andrà a casa e dunque il
messaggio veicolato dalla Boschi è che «il nostro piano B è che
verranno altri e noi andremo via, non proseguiremo il nostro progetto
politico». Una sorta di minaccia sul caos che potrebbe investire le
istituzioni e sugli effetti causati dal venir meno della stabilità di
governo. «Magari governeranno M5S e Forza Italia, avranno mega stipendi e
non cambieranno nulla, saranno felici e noi faremo altro...».
Il presidente emerito
E
anche Giorgio Napolitano, intervistato da Fazio, conviene che «se ci
fosse una sconfitta sulla riforma costituzionale il premier si
troverebbe in una condizione difficilmente sostenibile. Se si perdesse
la campagna referendaria ne trarrebbe le conclusioni Renzi e ci sarebbe
una situazione difficile da recuperare», dice l’ex presidente della
Repubblica. Che dà un’altra spinta alla riforma del governo: «Ma ora
bisogna parlare della riforma, di quello che è e del perchè è necessaria
all’Italia».