La Stampa 17.5.16
Hillary in difficoltà chiama in aiuto Bill
“Rilancerà l’economia”
La mossa per recuperare i voti dei colletti blu
di Paolo Mastrolilli
Se
a novembre Hillary Clinton riuscirà a tornare alla Casa Bianca come
presidente, suo marito Bill non farà il «first husband» incaricato di
scegliere le decorazioni per le cene di Stato. Avrà l’incarico di
«rilanciare l’economia», partendo in particolare dalle regioni un tempo
dominate dall’attività estrattiva del carbone e dalle grandi aree
urbane. Ad annunciarlo è stata la stessa candidata democratica, avviando
la strategia che le servirà a recuperare consenso nei gruppi elettorali
dove finora è risultata più debole, come i colletti blu e i bianchi
della classe media e bassa.
Anche i suoi nemici riconoscono che
Bill è una talento naturale della politica, soprattutto delle campagne
elettorali, ma finora la moglie lo ha tenuto a bada. Perché è una figura
ingombrante, a volte va oltre i suoi confini, se qualcuno lo provoca
può perdere le staffe e fare gaffe, e ha quel passato pieno di scandali
che Donald Trump sta già usando per mettere in difficoltà Hillary,
accusandola di aver aiutato le infedeltà del marito per poi attaccare le
donne vittimizzate da lui. A rispondere a questi attacchi ci penseranno
i surrogati della campagna, che infatti stanno già mettendo Donald in
mezzo per come ha trattato le donne e come si è comportato nel suo
passato, quando ad esempio fingeva di essere il proprio portavoce per
vantarsi con i giornalisti. Bill invece verrà usato per un obiettivo
preciso: rilanciare l’economia. Quando si era candidato, aveva detto che
scegliendo lui gli elettori avrebbero preso due presidenti al prezzo di
uno, vista l’abilità di Hillary in politica. Poi lei aveva fallito la
riforma sanitaria, ma questo è un altro discorso. Ora è venuto il
momento di reciprocare, possibilmente con un risultato migliore.
Il
rilancio dell’economia è un tema ovviamente popolare, dove Bill ha
competenza per due motivi: primo, la grande crescita avvenuta durante i
suoi due mandati, dovuta soprattutto all’esplosione dell’economia
digitale; secondo, i circa 20 milioni di posti di lavoro creati, che
oggi sembrano un sogno, vista l’anemia della crescita.
Dietro alla
logica di questa delega, che non verrebbe sancita attraverso un posto
nel gabinetto, c’è però anche una strategia elettorale chiara. Hillary
al momento ha dimostrato di essere forte con le minoranze nera e
ispanica, mediocre con le donne, debole con i giovani e i bianchi della
classe media e bassa. Per vincere a novembre dovrà recuperare questi
gruppi, e ricostruire una coalizione simile a quella che ha spinto per
due volte Obama alla Casa Bianca. Il presidente la aiuterà con queste
categorie, mentre Bernie Sanders sarà essenziale con i giovani e i
bianchi, se si deciderà ad appoggiarla. Il vice, se fosse Elizabeth
Warren, potrebbe darle una spinta con le donne e con l’elettorato
affascinato dall’ondata populista, così come le altre potenziali
«spalle» Cory Booker, Julian Castro, Tim Kaine e Thomas Perez. Nessuno,
però, batterebbe Bill tra i bianchi e i colletti blu, che finora hanno
preferito Sanders tra i democratici e Trump tra i repubblicani. Lui
infatti parla il loro linguaggio, e i risultati avuti con l’economia
rispondono alle ansie di questi elettori. Non a caso Hillary ha citato
gli Stati minerari, come la West Virginia dove ha perso, ma anche la
Pennsylvania e poi le aree urbane, che potrebbero decidere altre regioni
chiave come Ohio e Michigan, dove Donald sta cercando di cambiare la
mappa elettorale. I difetti di Bill in queste zone non suonano molto
diversi da quelli di Trump, ma i suoi vantaggi potrebbero risultare
decisivi a favore di Hillary.