La Stampa 12.5.16
Etruria, i prestiti ai consiglieri sono costati più di 100 milioni
Sei componenti del Cda in conflitto d’interesse. Gli affari con Consorte (ex Unipol)
di Gianluca Paolucci
Sei
ex consiglieri e un sindaco revisore hanno portato nei bilanci della
vecchia banca Etruria perdite per oltre 100 milioni di euro con
operazioni in conflitto. Tra questi, oltre ai già noti Lorenzo Rosi
(ultimo presidente prima del commissariamento) e Luciano Nataloni,
figura anche l’altro ex presidente, Giuseppe Fornasari. E gli ex
consiglieri Augusto Federici, Natalino Guerrini e Alberto Rigotti.
Ma
tra le operazioni che hanno messo a rischio il patrimonio della banca,
anche un complicato pasticcio realizzato con un nome noto alle cronache
giudiziarie-finanziarie del decennio passato. L’ex uomo forte di Unipol,
Giovanni Consorte.
La ricostruzione che fa il commissario
liquidatore Giuseppe Santoni fa chiarezza su uno degli aspetti più
controversi delle vicenda Etruria: i prestiti in conflitto d’interesse a
società legate a consiglieri che, in violazione delle norme del codice
civile, hanno finito per pesare sui conti dell’istituto fino ad essere
una delle concause del dissesto.
Il primatista di questa speciale
classifica è Augusto Federici, a capo del gruppo del cemento Sacci,
consigliere di Etruria fino al 2011. Il gruppo Sacci, esposto per 65
milioni, è la prima esposizione della banca per ammontare. La perdita su
questa posizione è di poco meno di 50 milioni. A seguire, il
commercialista Nataloni (indagato dalla procura di Arezzo). A lui sono
riferibili perdite per 39 milioni, per società nelle quali spesso era
consulente per la ristrutturazione. E si trovava a trattare con sé
stesso per avere nuovo credito, come nel caso di Etruria Investimenti
(oltre 8 milioni di perdita per la banca).
Sul podio anche il
finanziere Alberto Rigotti, in cda fino al 2009. L’imprenditore dalle
mille attività - anche nell’editoria con i quotidiani epolis - con un
passaggio in carcere per bancarotta, era esposto per 16 milioni e 15
sono finiti tra le perdite. Più staccato, l’ex vicepresidente della
banca Natalino Guerrini. Lascerà il consiglio nel 2013. Non prima di
essersi fatto dare 3,1 milioni per la High Facing della quale era socio
con il 10%. Con una perdita di 2,9 milioni per la banca. Tra sindaci
della High Facing anche Gianfranco Neri, nello stesso periodo sindaco di
Etruria e di una sua controllata. Amministratore unico era il fratello
dell’ex vice Dg dell’istituto, Paolo Schiatti. Una cosa in famiglia. Da
ultimo l’ex presidente Giuseppe Fornasari. Politico di lungo corso, con
ruoli di governo prima di essere travolto da Tangentopoli, da
consigliere aveva trovato il modo di finire nel cda di una società di
Bergamo, la Abm Ict, ora Big Fibra. Che è esposta per 5 milioni con
Etruria, non proprio una banca del territorio nella zona orobica. La
perdita è di meno di un milione.
Poi, l’affare Intermedia. Un
intreccio di operazioni, compravendite e prestiti nel quale alla fine
sembrano rimetterci tutti. Un giro di soldi tra conti esteri e
associazioni sulla carta benefiche (la Sarepta) finalizzato alla
cessione di parte delle quote di Bap Vita e Bap Danni, società
assicurative di Etruria. A comprare è la Intermedia di Consorte. Ma i
soldi, tra Intermedia e soci, arrivano sempre da Etruria, che si
ritroverà alla fine anche una parte del capitale di Intermendia in pegno
per i soldi mai rientrati (oltre 50 milioni di esposizione e 32 di
perdita). La vendetta arriverà il 22 novembre scorso, con la
risoluzione: Intermedia aveva 12 milioni di bond subordinati Etruria.