mercoledì 11 maggio 2016

La Stampa 11.5.16
Etruria, i clienti convinti a vendere i Btp per comprare le subordinate
di G. Pao.

Sono «alcune centinaia», spiegano fonti investigative, i clienti di Etruria convinti a vendere obbligazioni senior o Btp per comprare i bond subordinati emessi dall’istituto nel 2013. Prodotti sicuri in cambio di prodotti a rischio più alto, in qualche caso con rendimenti uguali o analoghi ai prodotti più sicuri. Tra le 400 denunce arrivate alla procura di Arezzo sono proprio questi i casi più numerosi. Tra questi, anche moduli Mifid «modificati» per rendere il profilo del cliente compatibile con un investimento più a rischio come le obbligazioni subordinate. Frutto della spinta dei vertici per piazzare alla clientela i titoli, che avrebbero consentito di rafforzare il patrimonio dell’istituto con costi più bassi rispetto alla vendita di quegli stessi bond ai clienti istituzionali. Il filone d’indagine sulla vecchia Banca Etruria che ipotizza il reato di truffa ha portato finora a due nuovi indagati, due manager dell’istituto che avrebbero avuto un ruolo nell’operazione di collocamento dei titoli.
In quel 2013, tra l’altro, l’istituto non se la passava troppo bene. La ricostruzione sulle origine dell’insolvenza dell’istituto la fornisce il commissario liquidatore Giuseppe Santoni nella relazione depositata in procura nei giorni scorsi. L’elenco dei casi di «cattiva gestione» è lungo e articolato. C’è innanzitutto la pessima gestione dei crediti «cattivi». Il capitale da tempo di poco superiore ai limiti regolamentari senza interventi strutturali come il taglio dei costi ma tenuto ai livelli richiesti da Bankitalia con operazioni di breve respiro come le emissioni di bond subordinati. Acquisizione al di fuori del territorio di appartenenza che non hanno mai prodotto gli utili sperati, come gli sportelli acquisiti da Unicredit in Molise o la Banca Lecchese che in nove anni non ha mai chiuso un bilancio in utile. Ancora, la concentrazione del rischio e della raccolta in capo a pochi soggetti. Come la Privilege Yacht, che doveva costruire megayacht per ricchi a Civitavecchia e ha lasciato 62 milioni di buco ad Etruria. La Sacci, gruppo del cemento con oltre 30 milioni di crediti in sofferenza. O il gruppo Isoldi, immobiliarista romagnolo che ha prodotto una perdita di 7/8 milioni di euro per la banca, affidato fino a pochi giorni prima del collasso.