Il Sole 21.5.16
Raffinerie bloccate, primi razionamenti in Francia
Le proteste per la riforma del lavoro. Continua il braccio di ferro tra il governo e i sindacati in sciopero
di Marco Moussanet
PARIGI
Il premier francese Manuel Valls ha ribadito ancora ieri che «la legge
di riforma del mercato del lavoro sarà approvata e applicata, senza
alcun dubbio». Ma il braccio di ferro con i sindacati più oltranzisti
(in particolare Cgt, Force Ouvrière e Sud) continua. E a farne le spese –
almeno nel Nord e nell’Ovest del Paese, dove nelle ultime settimane le
proteste, e le violenze, sono state più forti – sono anche gli
automobilisti.
Da alcuni giorni molti depositi e raffinerie sono
paralizzati dai blocchi e dagli scioperi e ieri ci sono stati i primi
segnali di una penuria di carburante. In alcuni dipartimenti
(l’equivalente delle nostre province) oltre un terzo delle stazioni di
rifornimento hanno dovuto chiudere perché rimaste a secco di benzina e
gasolio. E le prefetture (sette ieri sera) hanno varato dei
provvedimenti di razionamento.
Il rifornimento delle auto, a
seconda delle situazioni, è limitato a 20 o 30 litri e quello dei camion
a 40 o 150. È inoltre vietato l’utilizzo delle taniche per stoccare il
carburante.
Valls ha sottolineato «la determinazione del Governo a
rimuovere i blocchi», e ieri sera la polizia è già intervenuta più
volte. Mentre il ministro dei Trasporti Alain Vidalies ha negato che ci
sia un problema di penuria diffusa e ha detto che in caso di emergenza
si potrebbe ricorrere agli stock strategici del Paese. Dando anche il
via libera alla circolazione dei Tir nel fine settimana per consentire
il rifornimento delle stazioni di servizio.
Ma in molti casi la
rimozione dei blocchi è stata seguita dalla decisione dei dipendenti di
scioperare e quindi c’è davvero il rischio che raffinerie e depositi
rimangano inattivi e la situazione possa peggiorare nei prossimi giorni.
Tanto
più che i sindacati radicali, Cgt in testa, non sembrano avere alcuna
intenzione di allentare la pressione nei confronti del Governo. E
vogliono anzi accentuarla per costringere l’Esecutivo a fare marcia
indietro sulla riforma. Una prospettiva che pare irrealistica, con
Hollande che si gioca tutto a meno di un anno dalle presidenziali.
Una
nuova giornata di proteste e manifestazioni, l’ottava in due mesi, è
già stata programmata per il 26 maggio. Mentre il 14 giugno, in
coincidenza con il dibattito sulla legge al Senato, è previsto lo
sciopero di alcune categorie con una manifestazione nazionale a Parigi. E
alcuni dirigenti spingono per uno sciopero generale.
In questo
clima sociale di altissima tensione, l’appuntamento cruciale per il
Governo sarà in luglio. Quando la riforma tornerà alla Camera per il via
libera definitivo. Con il Governo che porrà nuovamente la fiducia e i
frondisti socialisti che cercheranno di raccogliere i consensi su una
mozione di censura “di sinistra”. Se dovessero riuscirci, la destra
ovviamente la voterà e Valls sarebbe costretto a dimettersi. La
battaglia, nelle piazze e in Parlamento, è insomma lungi dall’essere
finita.