il manifesto 8.5.16
Trentamila alla prima marcia Stop Ttip a Roma
Stop
Ttip. Grande risposta alla chiamata delle ong ambientaliste, le stesse
del movimento dell’acqua pubblica. Mamme Ogm-Free, sindacati di
agricoltori , Gas, sindaci con la fascia: la prima adunata nazionale
contro il Trattato Transatlantico, quasi sconosciuto, è un successo
di Rachele Gonnelli
ROMA
C’era molto cibo,oltre a campagna, alberi, acqua, sugli striscioni, sui
cartelli fatti in casa, nella manifestazione contro il Ttip – il
Trattato transatlantico in discussione tra Usa e Ue in stanze segrete –
che ha sfilato ieri per le vie di Roma.
Un comitato della Maremma
porta cartelli mono-persona con disegni di polli al cloro sbarrati,
altri sono tanto grandi da rimanere piegati nelle strade di sampietrini
come quello in dialetto veneto: «Paroni del mondo gavì tocà el fondo».
Cinquantamila
presenze secondo gli organizzatori, ma anche fossero stati la metà,
tantissimi per un argomento così ostico, con una sigla quasi
impronunciabile, inglese – Transatlantic Trade and Investment
Partnership – e pochissima, quasi nulla, informazione mainstream.
Il
popolo «Stop Ttip» che si è ritrovato per questa prima manifestazione
nazionale in Italia, era più composito del solito. Agricoltori con canne
al posto delle aste per le bandiere, attivisti di associazioni locali,
persino raggruppamenti che sfoggiavano il marchio di emittenti radio,
lavoratori dei servizi, e tanti, tantissimi giovani, complice anche la
concomitanza con la annuale Million Marijuana march romana per la
liberalizzazione della cannabis che, sgombrata a piazza della Repubblica
dalla polizia, è in gran parte confluita nel corteo dietro il camion
che sparava musica reggae dei Giovani comunisti.
Bandiere di
partito non moltissime. Al concentramento quando si è fatto avanti un
gruppetto con qualche decina di bandiere del Movimento Cinque Stelle si è
formato un capannello di fotografi col telefonino: una rarità. Hanno
srotolato uno striscione su pali con la scritta: «Elezioni subito» e
sono rimasti in coda al corteo, quasi separati dal resto della gente.
Più visibili le insegne dei sindacati, dalla Cgil all’Usb, dalla Cisl
alla Fiom, dai Cobas Scuola agli alimentaristi della Flai, riconoscibili
dal cappello di paglia, alle insegne giallo-verdi della Coldiretti e
persino alle bandiere quadrate rosso-nere degli anarchici dell’Usi con
un loro camioncino. E poi le associazioni ambientaliste, le vere
protagoniste e portabandiera della campagna: Legambiente e Greenpeace,
ma anche Attac e Fairwatch.
Stefano Fassina, Susanna
Camusso,Angelo Bonelli sfilano tra mamme «No ogm» e sindaci con la
fascia. Quando il serpentone è passato su via Merulana Greenpeace ha
srotolato da una finestra un grande drappo verticale con la scritta «Yes
we can stop Ttip» e il disegno di un Obama parlante col microfono, un
fake, visto che proprio l’attuale inquilino della Casa Bianca ha
lanciato e strenuamente difeso l’accordo tra le due sponde dell’oceano
Atlantico per l’abbattimento delle barriere non tariffarie, un bel
regalo alle corporation multinazionali e un bel Cavallo di Troia per
accelerare la privatizzazione di beni e servizi nel Vecchio continente,
come hanno sottolineato i tantissimi interventi all’altoparlante del
camion di testa del corteo, dietro lo striscione «Le persone prima dei
profitti».
Padre Alex Zanotelli, tra gli altri, ha ricordato la
segretezza con cui stanno andando avanti da un paio di anni le
trattative a Bruxelles. Anzi, «l’ombra – le sue parole – nella quale,
come vampiri, si muovono le oligarchie europee e Usa».
Eleonora
Forenza, eurodeputata della lista Tsipras spiega che «l’obiettivo con
l’abbattimento delle barriere non tariffarie è un attacco finale ai
servizi pubblici, ai beni comuni e al principio di precauzione
ambientale e alimentare».
Maurizio Landini, segretario Fiom, dice
che «in ballo ci sono soprattutto i diritti e il lavoro perché si vuole
rendere tutto gestibile dal mercato senza più vincoli sociali e la
disoccupazione e l’aumento vertiginoso delle diseguaglianze che stiamo
già vivendo è frutto di questo disegno per cui i soldi possono fare
quello che vogliono e le leggi devono essere su misura delle lobbies».
Sul
palco di piazza San Giovanni, mentre i manifestanti si ristorano nei
banchetti del mercatino contadino di Slow Food, tocca allo storico
dell’arte Tomaso Montanari agganciare la protesta del mattino Emergenza
cultura con la Stop Ttip march, «gemellate perché contro questo governo
Renzi che senza legittimità, come con la riforma costituzionale, vuole
espropriare i cittadini del loro patrimonio di diritti».