sabato 14 maggio 2016

il manifesto 14.5.16
La guerra di Troia, tra mito e storia
Graphic Novel. Eric Snanower, "L'eta del bronzo", un attentissimo lavoro filologico, in cui le invenzioni, le variazioni sono poste al vaglio dei testi e della credibilità storica e letteraria
di Giancarlo Mancini

Non sono poche le riscritture a fumetti di personaggi storici, fatti più o meno misteriosi, delitti di stato e infine anche di classici della letteratura. E se la riscrittura è una delle pratiche dominanti dell’età moderna che riprende in mano i testi del passato per plasmarli in una nuova veste, questa riscrittura di Eric Shanower, L’età del bronzo (Magic press, € 15) è interessante da più punti di vista.
L’oggetto è la guerra di Troia, un qualcosa che oggi nel nostro immaginario è in bilico tra storia e letteratura, ovvero tra quanto tramandano gli storici dell’epoca e quanto invece ne possiamo desumere attraverso la lettura dell’Iliade omerica.
Shanower spiega nelle note la sua lunga passione per queste vicende e questi personaggi, avvolti per metà dal mito e per metà dalle rievocazioni.
Se nelle molte riscritture a fumetti di questi anni la dominante è sempre l’ironia e uno spirito di intromissione “goliardica” nei meandri della letteratura cosiddetta alta (ammesso che questi recinti significhino ancora qualcosa oggi), per lui la faccenda è tremendamente seria.
Filo rosso di questi sette volumi dedicati allo scontro tra troiani ed Achei è una sorta di tentativo sincretico, di trovare cioè una strada intermedia, tra le vicende raccontate da Omero e quelle invece raccontate dagli storici.
Questo ha implicato tutta una serie di scelte, da un lato volte a dare una coerenza e una compattezza narrativa al lungo racconto, dall’altro per dirimere alcune delle questioni che da sempre attanagliano sia i critici che gli scrittori.
Solo per fare un esempio, Paride, il personaggio da cui tutto, in un certo senso ha origine, essendo materialmente l’uomo che si occupa del rapimento di Elena, moglie di Menelao re di Sparta, invece di essere un pastore qui è un vaccaio e non solo perché alcune fonti come le Eroidi di Ovidio e il Ratto di Elena di Colluto, presentano altresì un Paride dedito alla cura di tori e vacche. Ma soprattutto perché nel sogno con cui incontriamo Paride nella vignetta d’apertura, l’autore preferisce dissolvere il volto della dea Afrodite sul muso di una mucca anziché su quello di una pecora “perché nell’antichità gli occhi bovini erano ritenuti simbolo di bellezza e Paride, in sogno, aveva appena eletto Afrodite come la più bella tra le dee. Ma l’idea del Giudizio interpretato come sogno iniziò a svilupparsi in maniera diversa. La mucca, però, rimase per evidenziare la familiarità di Paride con i bovini, aggiungendo credibilità alla sua decisione di riottenere il toro.”
Oppure c’è l’utilizzo del cane Argo, che nella versione omerica caratterizza uno dei passi più struggenti dell’Odissea, quando ormai vecchio e malato riconosce Ulisse al ritorno a casa travestito da mercante. Nell’opera di Shanower lo incontriamo quasi subito, per drammatizzare la scena della pazzia di Odisseo e azzannare uno di quelli venuti assieme ad Agamennone per portarlo in battaglia, cioè lontano da casa.
Insomma siamo davanti ad una delle manifestazioni più mature e consapevoli del fumetto contemporaneo, senza alcun tipo di remora o di sudditanza rispetto a nomi altisonanti come quello di Omero, o anche solo per restare sul campo storico, della guerra di Troia.
Il lavoro di Shanowe, lo dimostra la ricchissima bibliografia posta alla fine del primo volume, dimostra un attentissimo lavoro filologico, in cui le invenzioni, le variazioni sono poste al vaglio dei testi e della credibilità storica e letteraria.
Per chiarire ancora di più le ragioni da cui scaturisce questa lunga e spaventosa guerra egli fa ricorso alle ragioni poetiche quanto a quelle politiche.
Le prime fanno capo ancora una volta ad Elena, mitiche, la donna più bella del mondo, colei in cui Paride vede incarnata la premonizione fattagli tempo addietro nel bosco. Poi ci sono i motivi d’onore, il patto tra i re delle varie città stato greche, in primis Agamennone.
Poi però c’è anche la geopolitica, l’occasione serve infatti al re miceneo per forzare la mano contro quella importante città stato posta in una dislocazione geografica invidiabile, alle porte dello stretto dei Dardanelli, quello che nell’antichità era chiamato l’Ellesponto.
La scelta più radicale rispetto alla struttura dell’epica omerica riguarda gli Dei che se lì erano parte integrante dello scontro tra le due fazioni, prendendo parte per l’una o per l’altra, portandosi dietro tutte i loro bizzosi criteri, qui sono posto interamente fuori dal racconto e dal recinto dove le cose accadono.
“Ho scelto di ridimensionare l’elemento soprannaturale per aver modo di enfatizzare quello umano. I soli elementi fantastici che ho conservato sono i sogni e le visioni. Che, a ben pensarci, non sono necessariamente soprannaturali in toto. Tutti noi sogniamo. Alcuni soffrono di allucinazioni. Altri sono convinti di avere delle visioni. In ogni parte del mondo ci sono persone che ritengono di potere comunicare con gli dei attraverso le preghiere. Così sogni e visioni fanno parte dell’opera… hanno un carattere abbastanza umano, dopo tutto.”
Nato a key West, in Florida, nel 1963, Eric Shanower inizia a dedicarsi al disegno e alla scrittura delle storie a soli 6 anni, per proseguire, a modo suo I libri di Oz di Frank Baum.
Con l’età del bronzo, iniziato nel 1991 ha vinto l’Eisner Award come miglior scrittore e miglior sceneggiatore nel 2001 e nel 2003.
Nell’età del bronzo Shanower dimostra non solo le sue qualità di sceneggiatore e di disegnatore ma anche, su una prospettiva più ampia, quanto in questi ultimi anni il fumetto sia diventato, o tornato ad essere dipende dai punti di vista, una delle forme espressive più pregnanti di quest’epoca.