il manifesto 14.5.16
«Noi Sikh in rivolta nonostante i crumiri»
Terzo
rapporto Flai sul caporalato. Il primo sciopero dei braccianti e
allevatori indiani: tutti alla manifestazione della Cgil per le strade
di Latina. Ma i padroni organizzano pullman pieni di concorrenti
Susanna
Camusso, il ministro Maurizio Martina e due lavoratori Sikh: hanno
parlato ieri alla presentazione del Terzo rapporto Flai Cgil su
agromafie e caporalato
di Antonio Sciotto
Una
protesta speciale, quella dei braccianti Sikh della provincia di Latina:
qualche settimana fa hanno scioperato e sono scesi per la prima volta
in piazza per rivendicare migliori condizioni di lavoro, visto che la
raccolta dell’Agro pontino non ha nulla da invidiare, in quanto a
sfruttamento, a quelle pugliesi o calabresi. Ieri alla presentazione del
Terzo Rapporto su Agromafie e Caporalato hanno preso la parola due di
loro.
Sohi Hamjot Singh, in particolare, ha spiegato che mentre
tanti braccianti erano impiegati nello sciopero, «i caporali
organizzavano i pullman con alcuni sostituti. Ma noi non abbiamo
ceduto».
Dalle 10 alle 12 ore di lavoro al giorno per una paga
oraria di 3, 4 o anche soltanto 2 euro, in nero o con buste paga false:
le tariffe riservate da tanti imprenditori pontini ai lavoratori di
origine indiana Sikh (per lo più provenienti dal Panjiab) sono
assolutamente criminali. Vengono impiegati come braccianti, nei campi e
nelle serre, o come mungitori.
Si tratta, spiega la Flai Cgil, di
una comunità di circa 30 mila persone concentrate per lo più nell’area
tra Latina, Sabaudia e Terracina. Chi non dorme in alloggi di fortuna,
in serre o stalle, abita a Borgo Hermada, a Bella Farnia, a Sabaudia. A
Bella Farnia, in un residence con villette a schiera vivono oggi circa
1000 indiani. C’è il campetto da calcio, il negozio di alimentari con
prodotti indiani, ci sono le case affollatissime il cui affitto è circa
500 euro al mese. A Sabaudia c’è anche un tempio Sikh: luogo di culto e
di socializzazione, ma aperto anche a chi vuole offrire assistenza e
informazione. La Flai Cgil è infatti presente con un banchetto.
I
viaggi per raggiungere l’Italia avvengono tramite intermediari che in
cambio di 5 mila/7 mila euro promettono un contratto. Quando arrivano
l’illusione dura solo qualche mese, poi il ricatto costante giocato sul
rinnovo del permesso di soggiorno.