Corriere 25.5.16
Dante, kolossal del muto
La vita del poeta in una pellicola recuperata del 1921
«Diventò strumento di propaganda per il fascismo»
di Paolo Conti
«Nel
primo ventennio del ‘900, il cinema diventa uno strumento di
autorappresentazione storica da parte di molte nazioni. Penso alla
Russia da poco comunista, per esempio. O a Nascita di una nazione di
David Wark Griffith, del 1915. Per l’Italia il film La mirabile visione (
1921) ebbe un ruolo importantissimo in Italia perché raccontava la vita
di un simbolo nazionale come Dante. Addirittura, dopo il 1926, diventò
col fascismo uno “strumento di propaganda spirituale e nazionale”, come
scrisse l’allora ministro della Pubblica Istruzione Pietro Fedele».
Lo
sceneggiatore e regista Stefano Rulli dal 2012 presiede il Centro
sperimentale di cinematografia (Csc), suddiviso nella Scuola nazionale
di cinema e nella Cineteca nazionale, uno degli archivi audiovisivi più
importanti del mondo. Proprio il Csc–Cineteca nazionale è protagonista,
con il Cnc–Archives Françaises du Cinema, di un recupero
storico-culturale che verrà presentato sabato nell’ambito dell’evento
«Dante posticipato» all’università di Pisa ideato da Marco Santagata.
Si
tratta del film kolossal del muto La mirabile visione , due ore di
grande cinema del tempo, disperso da decenni nella sua integrità. Regia,
scene e costumi sono di Caramba, alias Luigi Sapelli, scenografo,
costumista e illustratore che dal 1921 al 1936 fu direttore degli
allestimenti scenici alla Scala di Milano. La fotografia è di Carlo
Montuori (che nel 1948 firmò le immagini di Ladri di biciclette per
Vittorio De Sica). La sceneggiatura («iconografia», come si diceva ai
tempi) è di Fausto Salvatori, poeta e librettista (suoi i versi de
«L’inno a Roma» di Giacomo Puccini). Un gruppo di eccellente livello
tecnico e culturale, ben sperimentato: l’anno precedente aveva già
firmato un grande successo popolare e di cassetta, I Borgia , del 1920.
La
recitazione svela gli influssi stilistici dell’epoca (sicuramente una
gestualità legata al melodramma e al teatro di prosa di quel periodo).
Ma l’insieme, spiega Rulli, «è di forte impatto narrativo, fascino e
modernità. La fotografia è pregevolissima, la composizione dell’immagine
è efficace così come innovativo è il modo di muovere gli attori.
Gioacchino Volpe, in una sua nota, lodò la cura e la precisione della
ricostruzione storica».
Il film è suddiviso in due parti. Una Vita
Dantis , con i principali episodi della sua travagliata esistenza
(l’attività politica a Firenze, l’esilio, Bonifacio VIII, l’ospitalità
di Cangrande della Scala). E poi Visioni di vita e di poesia :
rappresentazioni della Vita Nova , gli episodi del Conte Ugolino e di
Paolo e Francesca da La Divina Commedia . Il tutto con ricchezza di
costumi, di ambientazioni, di massa ben orchestrate.. La ricostruzione
della pellicola, girata durante le manifestazioni per il sesto
centenario della morte del poeta, è a sua volta una straordinaria
storia. Il film è stato restaurato in digitale a cura del Centre
National du Cinéma et de l’Image Animée – Parigi / Bois d’Arcy.
Tutto
è partito dalla scoperta di due diverse copie d’epoca: una della
versione originale italiana, conservata negli archivi della Cineteca
Nazionale, e l’altra, legata alla versione francese distribuita da Les
Films André Ghilbert, e conservata nel fondo depositato al Cnc da
GaumontPathé Archives. Le due copie, entrambe incomplete, sono subito
apparse complementari ed ecco la versione italiana che verrà presentata
sabato prossimo. Mancava un solo episodio, fortunosamente rintracciato
pochi giorni fa. L’avventura ha permesso di approntare l’attuale
versione: lo studio e la ricostruzione sono stati possibili anche grazie
a un raro libretto d’epoca sul film, un pezzo unico, conservato dalla
Biblioteca «Luigi Chiarini» del Csc di Roma, che registra la scansione
narrativa e le sequenze fotografiche.
Cosa accadrà della
pellicola? Dice Rulli: «Trattandosi di una ricostruzione nata grazie a
due Paesi, dovremo studiare gli accordi. Ma spero che questo magnifico
pezzo di storia del cinema italiano possa essere distribuito soprattutto
nelle scuole come materia di studio dell’arte dei nostri tempi».