Corriere 17.5.16
La scienza (non) è spettacolo
di Edoardo Boncinelli
Di
recente ne abbiamo sentite di tutti i colori su temi vitali come quelli
della salute e, più in generale, della scienza; dalle staminali ai
vaccini, dagli antibiotici alle cure ormonali. E spesso a parlarne erano
persone che non avevano alcun titolo per farlo. A volte poi si scusano,
e nemmeno sempre, ma il danno può essere già stato fatto e risultare
gravissimo.
Questo è il Paese delle «esternazioni». Uno si alza e
dice la sua, a voce o per iscritto, sui mezzi di comunicazione più vari e
sugli argomenti più vari. Nel suo privato ciascuno è padrone di farlo,
ovviamente, ma nel pubblico non è così pacifico; tutto dipende dalla
risonanza che si darà alle sue affermazioni. E se il mezzo attraverso il
quale si esprime è molto seguito, la diffusione del messaggio sarà
pressoché universale. Poiché oggi le maniere con le quali si può fare
arrivare un messaggio a molta gente sono tante e diversificate,
occorrerebbe un po’ di prudenza o, meglio, di controllo. È il caso di
dire, come don Abbondio: «Ne va della vita!».
Sulla scienza, che
in Italia significa quasi sempre medicina, non si dovrebbe scherzare e
neppure, per dire la verità, essere troppo approssimativi. Perché la
medicina è importantissima per le persone di oggi, e la scienza per
quelle di oggi e di domani. Mi capita spessissimo di sentire cose
inesatte su diversi argomenti scientifici, ma ciò fa parte in genere di
quel fastidioso «rumore di fondo» che disturba la comunicazione
interpersonale nei periodi in cui la comunicazione è molto intensa e
affollata. In genere si tratta di peccati veniali.
Può capitare
però che messaggi gravemente sbagliati raggiungano orecchie disinformate
e indifese, e si generi un serio danno sociale, come nel caso delle
mancate vaccinazioni dei bambini sulla base di un ipotetico pericolo di
conseguenze secondarie, come l’insorgenza di un disturbo autistico.
L’autismo, che può essere più o meno grave, è certamente un serio
problema, ma non esiste alcuna evidenza che possa essere generato da
procedimenti di immunizzazione come le vaccinazioni. Anzi, appare sempre
più evidente che la malattia abbia cause genetiche, anche se molto
complesse, e non c’è quindi nessuna ragione di credere che possa
insorgere come conseguenza di una vaccinazione. E questo da decenni e
decenni ormai, in tutte le parti del mondo.
Ovviamente ciò è stato
detto e ridetto da diversi esperti in diverse sedi, ma se il parere di
un esperto viene messo sullo stesso piano di quello di una persona
qualsiasi, magari popolare perché opera nel campo dello spettacolo, si
ha un doppio danno: si diffondono informazioni errate e si sminuisce
senza motivo il prestigio e la credibilità della scienza. Il nostro,
purtroppo, è un Paese che dà poca importanza alla scienza e che tende a
«snobbare» il parere degli scienziati, rei per qualcuno di essere dei
«pasticcioni» e al servizio, o magari al soldo, di fantomatiche
multinazionali della realtà delle quali chi parla non conosce
assolutamente niente.
Ho detto tante volte che non c’è peggior
credulone di chi pensa sempre di saperla lunga e diffida di tutto. Chi
diffida di tutto non viene ingannato di meno degli altri, ma spesso di
più, molto di più. Diffidare è utile ovviamente, ma a due condizioni: o
sei sicurissimo della tua fonte di informazione o sai per certo che chi
ti dice certe cose non ha i titoli per farlo. E questo avviene molto di
rado, perché l’italiano medio ha poca istruzione e non si aggiorna,
soprattutto in campi complessi e in continua evoluzione. Molte fonti
internazionali ci avvertono che siamo un popolo di impreparati, ma noi
pensiamo sempre di sapere tutto. Ovviamente per superficialità e
ignoranza. Il problema è molto più serio di quanto si potrebbe credere,
per il moltiplicarsi di casi di disinformazione, e per la relativa
indifferenza con la quale vengono accolte vicende del genere. Occorre
fare un discorso serio e responsabile sulla scienza e sulla modernità.
Molte
affermazioni scientifiche non possono e non devono essere discusse,
soprattutto da chi non ne ha i titoli. Ci sono tante cose da discutere,
per le quali è giusto e proficuo che ognuno abbia la sua opinione, ma ci
sono dati di fatto indiscutibili. Mettere questi e quelli sullo stesso
piano, produce un doppio danno: porta all’uniformarsi su posizioni che
andrebbero discusse e, nello stesso tempo, mettere in discussione senza
motivo conoscenze definitivamente acquisite su una base internazionale.
Il sospetto è la forma malata del dubbio: il dubbio dà sapore alla vita,
il sospetto l’avvelena.