giovedì 12 maggio 2016

Corriere 12.5.16
«Caro Staino, lascia in pace Togliatti»
di Gianni Cuperlo

Caro direttore,

ho appreso da ragazzo che la lotta politica può farsi dura. In quel mio partito potevano vivere confronti anche aspri ma si discuteva, si votava, e non sempre l’esito rispecchiava le posizioni iniziali. In mezzo a tanti limiti, non veniva a mancare una certa sobrietà della lingua, la curiosità e il rispetto verso le persone. Era solo costume? Bon ton? Al fondo penso fosse una concezione della politica. Anche per questo sono rimasto colpito dai giudizi di Sergio Staino nell’intervista ospitata ieri dal suo giornale. L’immagine della Siberia o la definizione di avvoltoi affidata a chi la pensa in modo diverso sono argomenti che spengono il dialogo. Penso che da adulti quali siamo contano cose semplici come poter rileggere a distanza di tempo ciò che si è detto e scritto senza provare un fremito d’imbarazzo. Mi auguro che ciò varrà anche per Staino, anche se non posso dire di averne la certezza. Se le chiedo ospitalità, però, è perché vorrei chiarire il senso della mia domanda alla ministra Boschi su quale logica vi sia nell’assemblare ogni dissenso sulla riforma costituzionale ai fascisti di CasaPound. Con serie riserve quella riforma l’ho votata e non imputo a chi sosterrà il Sì al referendum di associarsi alla posizione di Verdini. Ho posto un problema diverso e più grave: perché spaccare in questo modo l’unità del Paese su un terreno, la Costituzione, che dovrebbe sempre alimentare la ricerca dell’unità più ampia e di riforme condivise? E ho criticato un approccio plebiscitario che tende a trasformare quel referendum in una prova muscolare con l’effetto di lasciare sul campo, qualunque sia l’esito del voto, un Paese più diviso. Spiace che la risposta di Staino abbia disturbato Togliatti e Berlinguer. Ma erano uomini intelligenti, credo a loro modo ironici, e so che non se la legheranno al dito .