Repubblica 4.4.16
Il compagno della ministra avrebbe ottenuto
commesse pure a Augusta. E in cambio l’ammiraglio De Giorgi puntava allo
sblocco dei fondi per le nuove navi militari
Guidi, due incontri con i petrolieri poi i “favori” a Gemelli
di Giuliano Foschini e Marco Mensurati
ROMA.
Non è stata solo una leggerezza, una telefonata inopportuna a costare
il posto a Federica Guidi. Dalle carte di Potenza emerge infatti un
attivismo da parte dell’ex ministro che va ben oltre l’ingenuità di una
chiamata di troppo. In almeno due occasioni avrebbe incontrato potenti
esponenti della “lobby petrolifera”, promettendo loro interventi del
governo e, stando a quanto si deduce dalle intercettazioni, ottenendo in
cambio “cortesie” destinate a favorire gli affari del compagno.
Il
grande regista di questi incontri è Gianluca Gemelli, il fidanzato
della Guidi che con le sue due società non solo, come noto, aveva appena
ottenuto dalla Total un importante subappalto (2 milioni e mezzo di
euro) ma aveva anche intenzione di diventare «fornitore di servizi
ingegneristici» per la compagnia del petrolio, per il futuro. Ovviamente
sfruttando il ruolo della compagna. La cosa diventa esplicita nella
telefonata dell’23 ottobre 2014. Al telefono ci sono Franco Broggi -
capo ufficio appalti della Tecnimont l’azienda che gestiva per conto
della Total i subappalti in Basilicata – e Gemelli. Quest’ultimo ha
appena chiesto di poter «fare tutto ciò che riguarda l’ingegneria per
eventuali lavori successivi». Broggi risponde in maniera netta: «Sì. Tu
fai. Non ti preoccupare. Se c’è quell’incontro a breve, tra chi sai tu e
chi sai tu… Tutto si fa nella vita». Gemelli ringrazia: «Tu sei un
mafioso siciliano!».
«Da una telefonata successiva – scrive il gip
– si capisce come l’incontro sarebbe dovuto essere tra il ministro
Guidi e un rappresentante Tecnimont».
Insomma, l’accordo tra
Broggi e Gemelli era chiaro. La coppia Gemelli- Guidi aiutava Tecnimont
(intervenendo presso Total, a cui avrebbe poi regalato in cambio
l’emendament) e la Tecnimont avrebbe restituito il favore «spingendo» le
ditte di Gemelli.
Il 4 novembre, è ancora una telefonata tra
Broggi e Gemelli a raccontare gli incontri della Guidi. «Senti – chiede
Broggi - sai se Mimì e Cocò si sono incontrati, poi?». «No, non si sono
incontrati, questo tizio è allucinante”, risponde Gemelli svelando che
«questo tizio», l’uomo di Tecnimont, aveva rinviato l’appuntamento. Che
si è tenuto una decina di giorni dopo.
«I due dell’Ave Maria si
sono visti», esordisce trionfante Broggi, aggiungendo però di essere un
po’ infastidito perché la cosa è «adesso è anche di dominio pubblico,
sta circolando corrispondenza interna dove si dice che la persona
interverrà a nostro favore verso Total. Da un certo punto di vista va
bene, è l’istituzione che dice ‘prendi una società italiana’; però c’è
modo e modo”.
L’altro incontro della ministra è con Nathalie Limet
(ad Total) e Giuseppe Cobianchi, numero due della compagnia,
quest’ultimo è l’interlocutore di Gemelli nella famosa telefonata in cui
il fidanzato della ministra annunciava l’inserimento dell’emendamento
Tempa Rossa nella Legge di Stablità.
L’incontro avviene presso il
Mise. È Colbianchi a parlarne con un collega, il 19 novembre: «Nathalie
le ha rappresentato le difficoltà con le Regioni Basilicata e Puglia».
«E il ministro – scrive il gip – ha detto che avrebbe convocato le
Regioni (…) Poi avrebbe avuto due incontri separati con Eni e Total,
infine li avrebbe messi intorno a un Tavolo e li avrebbe stanati». In
particolare, dice ancora Cobianchi, il ministro si è detta
«assolutamente disponibile a risolvere il problema di Taranto»”.
«L’incontro
è andato bene», riferirà in un’altra telefonata, Colbianchi a Gemelli.
Anche Federica «a me ha detto che è andato tutto bene», la risposta.
Sull’asse
Gemelli-Guidi non si muovono solamente gli interessi dei petrolieri. Ma
anche i vari appetiti prodotti dal «programma navale per la tutela
della capacità marittima della Difesa». Stiamo parlando del filone di
indagine in cui è indagato, tra gli altri, il capo di stato maggiore
della marina, Giuseppe De Giorgi. L’ipotesi dell’accusa è che Gemelli
attraverso Niccolò Colicchi – presidente della Compagnia delle Opere di
Roma, consulente della Camera di Commercio di Roma, già indagato dalla
procura di Milano per una vecchia storia legata al papavero
democristiano Massimo De Carolis – fosse riuscito ad allacciare una
proficua relazione con De Giorgi e con il suo amico Valter Pastena,
burocrate di Stato, al tempo in servizio presso il ministero della
Difesa. «Venne da me Colicchi – racconta Pastena – e mi propose di
conoscere Gemelli. Accettai. Del resto era il compagno della Guidi».
Secondo la procura, attraverso De Giorgi, Gemelli riuscì a ottenere
commesse di lavoro al porto di Augusta. In cambio De Giorgi avrebbe
ottenuto lo sblocco dei fondi – che transitavano presso il Mise della
Guidi - per il programma navale (a cui teneva). Lo sblocco sarebbe stato
agevolato, dal punto di vista burocratico, da Pastena. Il 12 dicembre
2014, proprio nel periodo chiave dell’intera vicenda, la ministra Guidi
invia al presidente del Senato, Pietro Grasso, uno «Schema di decreto
ministeriale concernente le modalità di utilizzo dei contributi
pluriennali relativi al programma navale» (5,4 miliardi di euro in 20
anni), per il «parere preliminare delle Commissioni». Parere che la
Guidi definisce «urgente», auspicando che l’iter si concluda «al più
presto con la stipula dei contratti e degli impegni formali di spesa».
Tre mesi dopo quel documento, a Pastena verrà fatto un contratto come
consulente del Mise.