Repubblica 11.4.16
Il premier e l’incubo della lenta erosione dei consensi
L’allarme sondaggi e quel salto nel buio chiamato Italicum
Cambiare la legge elettorale significherebbe ammettere di avere sbagliato
Pochi credono che la legislatura arriverà alla sua scadenza naturale
di Stefano Folli
Il
sondaggio curato da Ilvo Diamanti e pubblicato ieri da “Repubblica”
rappresenta uno straordinario segnale d’allarme per Renzi e il vertice
del Pd. Per meglio dire, è un incubo che prende forma: quello di una
lenta, inesorabile erosione dei consensi popolari come conseguenza
dell’opacità nel rapporto fra politica e affari. Non importa quanto
estesa sia l’area grigia, quel che conta è come essa viene percepita
dall’opinione pubblica.
Forse non ha torto il premier quando
ammonisce su “l’aspetto mediatico” dei recenti scandali, ma il fatto è -
al di là dell’esito delle inchieste - che proprio il “renzismo” ha
fatto dei messaggi mediatici l’asse strategico della sua politica.
Diamanti fotografa una crisi che potrebbe essere passeggera se fosse
limitata alla vicenda dei petroli, ma che invece rischia di essere
strutturale se si somma alla ripresa economica effimera,
all’immigrazione ancora priva di una risposta efficace da parte
dell’Unione, ai tanti dubbi sul futuro. Anche qui i problemi sono quelli
“percepiti” dall’opinione pubblica: ma è su questo che si determinano
le scelte elettorali.
Ora, in vista delle prossime elezioni
politiche, il sondaggio di Diamanti rende chiara l’eventualità che al
secondo turno previsto dall’Italicum si affermi il candidato dei Cinque
Stelle. Ne deriva che il disegno del premier- segretario fondato su se
stesso e sull’affermazione progressiva del “partito del premier” rischia
di essere vanificato dalle circostanze. Così lo strumento principe di
questa operazione, appunto l’Italicum, passa rapidamente dallo status di
“modello elettorale che tutta l’Europa presto vorrà imitare” alla
condizione di drammatico salto nel buio.
Sarebbe davvero un singolare
scherzo del destino se il sistema concepito per consolidare il trionfo
della nuova era renziana servisse per agevolare i campioni
dell’anti-politica nella loro ascesa nazionale. A questo punto
correggere la legge finora mai applicata diventa una priorità. Ma è una
priorità anomala, nel senso che non se ne parla e non s’intravedono per
ora iniziative in Parlamento. Si capisce perché. L’Italicum è stato
presentato per mesi come il fiore all’occhiello del riformismo
governativo. Non è per nulla facile ammettere di aver commesso un errore
politico; a maggior ragione prima del referendum di ottobre sulla
riforma costituzionale, passaggio cruciale per la maggioranza.
Rimetter
mano oggi alla legge elettorale trasmetterebbe all’opinione pubblica
un’idea di debolezza e frenerebbe lo slancio in vista del voto sul
Senato elettivo. Quindi si aspettano gli sviluppi in un crescendo di
ansia. Anche perché il tempo a disposizione è limitato. Pochi credono
che la legislatura si concluderà alla scadenza naturale nella primavera
del 2018. Nessuno si stupirebbe se il capo dello Stato decidesse di
mandare gli italiani alle urne con un anno d’anticipo, nel 2017.
Dipenderà dalle circostanze alla fine dell’anno in corso.
Comunque
sia, l’Italicum appare invecchiato precocemente e la politica, una volta
di più, non sa come muoversi. Gli occhi sono rivolti alla Corte
Costituzionale, proprio come accadde con la precedente legge elettorale,
il Porcellum. C’è il tribunale di Messina che ha sollevato una
questione di legittimità e il neo presidente della Consulta, Paolo
Grossi, ha detto che non dovremo aspettare molto tempo per conoscere il
verdetto. Vedremo. Se la Corte confermerà l’Italicum le responsabilità
saranno rinviate nel campo della politica. Ma se, al contrario, dovesse
dichiararlo almeno in parte incostituzionale, ecco che si tornerebbe a
un sistema proporzionale con alcuni limiti (il cosiddetto Consultellum).
Potrebbe piacere molto all’arcipelago centrista che ha bisogno di
tornare in Parlamento con una forza autonoma. Piacerebbe perciò ai
naufraghi di Forza Italia, sia che si tratti di scissionisti sia che lo
stesso Berlusconi decida di giocare un’ultima partita contro la Lega di
Salvini. Sono in molti ad avere interesse alla fine dell’Italicum. Il
sondaggio di Diamanti fa capire che anche per il Pd renziano è giunta
l’ora della riflessione.