Repubblica 11.4.16
Enti
locali, ministeri, Asl e università spendono ogni anno 87 miliardi per
beni e servizi. Solo il 17% però si rivolge alla centrale unica per gli
acquisti che permette di tagliare i costi
Dalle auto alle fotocopie così gli uffici pubblici pagano prezzi più alti E buttano via 20 miliardi
di Fabio Bogo
ROMA.
Personal computer che potevano essere pagati 310 euro e che invece ne
sono costati 373. Bollette annuali di un punto luce liquidate a 210 euro
invece di 135. Stampanti in bianco e nero acquistabili per 36 euro e
per le quali invece si è staccato un assegno di 103 euro. Storie di
tutti i giorni in buona parte delle amministrazioni pubbliche italiane,
che spesso sprecano denaro pubblico senza cercare le migliori soluzioni
sul mercato e sono poi costrette a rivalersi sui cittadini aumentando il
prelievo fiscale o riducendo i servizi erogati alla collettività.
Comuni,
Province, Regioni, Asl, Università, ministeri e organi costituzionali
costituiscono un esercito di migliaia di soggetti che ogni anno spende
più di 87 miliardi di euro per acquistare beni e servizi indispensabili
al funzionamento della macchina pubblica. E che non sfrutta le
opportunità offerte dall’esistenza di una centrale unica di acquisto,
gestita dal ministero dell’Economia tramite la Consip.
SOLDI AL VENTO
Nel
2015 — in base all’ultimo rapporto Mef-Istat — la Consip ha attivato
strumenti di acquisto che hanno coperto forniture di beni e servizi
presidiando 40 miliardi, mettendo in vetrina 7,5 milioni di articoli. Le
amministrazioni si sono rivolte alla centrale unica per un giro
d’affari che ha intermediato 6,6 miliardi, il 17 per cento della loro
spesa: cioè ancora soltanto un euro su sei transita da lì. Da sola però
questa percentuale ha generato risparmi per 3,2 miliardi di euro. Se
tutte le amministrazioni si fossero rivolte alla Consip o agli altri
enti appaltanti, il risparmio per il bilancio dello Stato si sarebbe
avvicinato virtualmente a 20 miliardi, quanto un’intera manovra.
MACCHINE D’ORO
Sono
tante le amministrazioni che non badano a spese quando si tratta di
comprare automobili. Il fatto che la maggior parte degli acquisti non
siano per auto di fascia alta sembra far dimenticare che si può
risparmiare anche su quelle piccole. Così mediamente per una citycar i
comuni pagano 9.707 euro, quando potrebbero comprare la stessa auto
tramite Consip sborsando 7.911 euro, il 18 per cento in meno. Stesso
discorso per le piccole 4x4: assegno medio di 13.099 euro contro i
12.139 di quello che si paga se si ricorre alla convenzione. Lo spreco è
ancora più evidente per i furgoni, che le amministrazioni locali
acquistano pagandoli 15.945 euro quando potrebbero averli per 11.847: il
“regalo” ai fornitori è pari al 25 per cento del valore.
ENERGIA SALATA
Anche
l’energia presenta un conto spesso ingiustificato. Se il canone annuale
di un punto luce fuori convenzione è superiore del 35% rispetto a
quello ottenibile tramite convenzione, è più caro anche il gas naturale,
pagato 0,746 euro a metro cubo (Iva esclusa) contro 0,694 euro in
convenzione Consip: quasi il 7% in più. Denaro pubblico sprecato anche
per il gasolio da riscaldamento: nell’insieme le amministrazioni lo
pagano 0,68 euro al litro (Iva e accise escluse), il 5,66% in più di
quanto potrebbero fare. E in questo comparto spiccano per sprechi i
ministeri, che lo pagano 0,699 euro, quasi il 10% in più del prezzo in
convenzione. Mani bucate anche per l’energia elettrica in bolletta: sono
ancora i ministeri i più generosi e lasciano sul tavolo una “mancia”
pubblica di oltre il 7%.
CARO FOTOCOPIE
L’amministrazione pubblica
è notoriamente grande produttrice di documenti che riempiono faldoni su
faldoni. Una morigeratezza sulle copie sarebbe doverosa. Invece lì la
spesa corre. Le amministrazioni locali nel 2014 hanno speso per ogni
copia fatta da una macchina fotocopiatrice a noleggio capace di 35 copie
al minuto 0,1158 euro per ogni foglio riprodotto. Se si fossero servite
dei servizi in convenzione avrebbero speso 0,0658 euro, il 43% in meno.
Ancora peggio per le copie in bianco e nero: quelle fatte con appalti
propri sono costate il 52,2% in più.
HI TECH FUORI MERCATO
Se non
tutti hanno dimestichezza con i prezzi delle fotocopie, più facile è
capire il livello degli sprechi se si affronta il comparto dei computer.
Un desktop ultracompatto comprato da un ministero ha un prezzo medio di
403 euro, mentre con l’acquisto agevolato lo si può avere a 310 euro,
il 23 per cento in meno: ogni 4 acquistati, in pratica, uno sarebbe
gratis, ma le amministrazioni centrali non lo sanno o preferiscono non
saperlo. E chiudono gli occhi anche sui server: 2.690 euro per un
midrange rack da 19 pollici sono troppo pochi, meglio pagarlo 3.765
euro, il 28 per cento in più. Tanto paga Pantalone.