La Stampa 30.4.16
Uccisa perché si era ribellata agli abusi, l’orco è il vicino di casa
La bambina di sei anni fu buttata giù dal balcone L’arresto dell’uomo grazie ai racconti dei più piccoli
Scaraventata dal balcone a 6 anni
Si era ribellata agli abusi dell’orco
Napoli, svolta nel giallo della morte di Fortuna: in manette il vicino di casa
di Antonio E. Piedimonte
«Hanno
trovato l’orco che ha ucciso la piccola Chicca, era lui…». Nelle poche
parole che ieri mattina come un tam tam hanno attraversato prima il
Parco Verde e poi tutta Caivano c’era già la sintesi di questa
storiaccia di morte, pedofilia, omertà, connivenze, depistaggi e, come
se non bastasse, un generale quanto sconfortante quadro di abbrutimento e
degrado umano e sociale. La vittima è Fortuna Loffredo, 6 anni, abusata
a lungo e poi barbaramente ammazzata perché si era ribellata
all’ennesima violenza: il 24 giugno del 2014 fu scaraventata al suolo
dal sesto piano. Il «lui» è il disoccupato e pluripregiudicato Raimondo
Caputo che è stato raggiunto da un’ordinanza di custodia che i
carabinieri gli hanno consegnato in carcere, dove si trova dal 2015 per
violenza sessuale ai danni della figlia di tre anni della compagna (la
26enne Marianna Fabozzi, finita ai domiciliari per concorso in
violenza), che abitava con la sua famiglia nel palazzo degli orrori.
L’uomo - che agli investigatori ha detto di essere sempre stato un «buon
padre» (per i figli della convivente) - deve già rispondere delle
violenze perpetrate su un’altra bimba del parco, sempre con la
complicità della donna, ma nel caso di Fortuna l’accusa è omicidio.
Il
28 aprile del 2013 nel palazzo degli orrori aveva trovato la morte
anche un altro bambino, Antonio, 3 anni, figlio della compagna
dell’orco, misteriosamente precipitato dal balcone della sua casa.
Inoltre, secondo quanto trapelato, altri episodi di pedofilia avrebbero
coinvolto molti piccoli abitanti del rione. Di certo nel Parco si sapeva
chi era e che faceva «lui» (e anche lei) ma nessuno ha mai parlato,
nessuno ha aiutato le indagini, anzi, come ha spiegato Domenico Airoma,
procuratore aggiunto della Procura di Napoli Nord che ha coordinato
l’inchiesta: «Gli adulti ostacolavano le indagini, i piccoli hanno
permesso la svolta». Il riferimento è al contributo giunto da tre
minorenni, grazie ai quali si è riusciti a superare la barriera di
«omertosa indifferenza e colpevole connivenza» degli adulti. Ugualmente
severo il giudizio espresso dal procuratore capo Francesco Greco:
«Finalmente siamo riusciti a sgretolare il muro di omertà che ci aveva
ostacolato. Ma le indagini hanno svelato un quadro preoccupante in
alcuni quartieri dell’area nord di Napoli, dove l’infanzia non è
tutelata, e non si consente ai giovani di avere un normale percorso di
crescita».
Non meno dolorose le parole della mamma di Chicca,
Domenica Loffredo: «Pensavo, speravo, che oggi, almeno oggi, qualcuno di
questo maledetto parco venisse da me per dirmi qualcosa, un abbraccio,
invece niente. Io mi chiedo: che dicono quei due del piccolo Antonio
morto come mia figlia? Lei (la Fabozzi, ndr) è malata, ma c’è anche
un’altra persona che sa tutto, sua madre. Ma qui c’è sempre stato e
sempre ci sarà il silenzio». Silenzio che ieri è stato rotto dal lancio
di una bottiglia piena di benzina che una donna ha scagliato contro il
basso dove trascorre i domiciliari la fedele compagna dell’orco.