sabato 2 aprile 2016

La Stampa 2.4.16
Le opposizioni mirano dritto alla Boschi
di Marcello Sorgi

La Boschi come bersaglio: ciò che giovedì era intuibile, ieri è diventato realtà. Anche dopo le dimissioni della Guidi per il caso Tempa Rossa, la ministra delle riforme e dei rapporti con il Parlamento è stata al centro di un fuoco incrociato di Lega e M5S, che forse approderanno a una mozione di sfiducia comune contro il governo. Dagli Usa, Renzi ha difeso, sia il contestato provvedimento petrolifero della Basilicata, sia la ministra Maria Elena, riservando invece alla dimissionaria Guidi parole di comprensione accompagnate da un severo: «Chi sbaglia paga». Il presidente del consiglio non è apparso preoccupato dal dibattito sulla sfiducia che si annuncia in Parlamento, dato che la mozione non ha alcuna probabilità di passare. Un’avance di M5S alla minoranza Pd «per buttare giù insieme Renzi» è subito caduta nel vuoto, respinta da Speranza. E in conclusione il risultato del dibattito sarà solo un giro di propaganda a favore del referendum «No triv», per cui si vota il 17 aprile, e su cui il premier, puntando all’annullamento per astensione, avrebbe preferito mettere la sordina.
Ma la strategia delle opposizioni, oltre ad essere proiettata sulle prossime scadenze elettorali e a insistere sul logoramento del governo, in mancanza di strumenti in grado di farlo cadere, punta anche al medio termine dell’autunno, quando Renzi, uscito bene o male dalle amministrative di giugno, metterà tutta la posta in gioco sul referendum istituzionale («se perdo vado a casa», ha già annunciato da tempo). E va letta in questa chiave la scelta, da parte delle opposizioni, della Boschi come bersaglio da sottoporre a una serie incessante di attacchi, prima per il dossier Banca Etruria e per il preteso conflitto di interessi con il padre vicepresidente dell’istituto di credito, poi per l’emendamento a favore del compagno della Guidi, e prevedibilmente, in autunno, come donna simbolo della Grande Riforma e del governo. Anche in questo caso, ben sapendo che non sarà facile convincere gli elettori a mantenere in vita il Senato così com’è, invece di ridimensionarlo, gli avversari di Renzi mirano sulla Boschi. Pensando che se cade lei, alla fine, cadranno anche le riforme.