La Stampa 21.4.16
“Troppi espulsi, non si riesce a giocare”
Il calcio cattolico perdona la bestemmia
Svolta nel torneo Csi Torino, abolito il rosso per i blasfemi
di Stefano Mancini
La
bestemmia non è più reato ma nel calcio continua a costare
l’espulsione. Ora dal basso arriva una richiesta di cambiamento: il Csi,
associazione fondata dall’Azione cattolica, ha depenalizzato il reato
nei suoi campionati regionali: «Il vero peccato è finire le partite in 9
o in 8».
La laicizzazione non c’entra nulla: qui siamo di fronte a
una politica di riduzione del danno. O, in altre parole, al classico
compromesso all’italiana: siccome troppi giocatori indulgono nella
blasfemia, è spiacevole rovinare una partita decimando le formazioni. Di
qui la necessità di una mediazione. Il Csi Torino ha introdotto da
alcune stagioni il cartellino azzurro dell’espulsione a tempo per una
serie di infrazioni come il cosiddetto fallo da ultimo uomo. Da
quest’anno la bestemmia è entrata a fare parte dell’elenco.
Il cartellino azzurro
«Smoccolare
non è bello, non è educato, non si fa - ammette uno dei dirigenti,
Gianco Ferreri - . Però, purtroppo, ogni tanto scappa qualcosa, magari
dopo un pestone o un contrasto troppo duro. Dopotutto stiamo giocando a
calcio». E l’agonismo, si sa, porta a gesti inconsulti. C’è chi ha dato
una testata all’avversario durante una finale mondiale o chi ha
azzannato il proprio marcatore. Però, in entrambi i casi (Zidane e
Suarez, per chi proprio non se lo ricordasse) è scattato il rosso.
«L’espulsione, a tanti di noi, sembrava una sanzione eccessiva - insiste
Ferreri -. Siamo gente che gioca per pura passione. Mi è capitato di
prendermela con il Creatore e quando l’arbitro ha tirato fuori il
cartellino rosso sono stati gli stessi avversari a chiedere clemenza
perché eravamo già in 10 per parte dopo una decina di minuti».
La prova tv
Il
grande calcio professionistico non ha raccolto l’idea. Anzi, dopo la
depenalizzazione della blasfemia nella vita civile, avvenuta nel 1999,
ha cercato di appesantire la mano sui campi di calcio. Sei anni fa era
stata introdotta la prova tv, con conseguenze al limite del ridicolo: il
giudice sportivo, con l’aiuto di un esperto di lettura labiale, doveva
valutare se un giocatore se l’era presa con lo zio, la nonna o la
divinità. Antonio Cassano, il primo ad annusare l’aria, prese
l’abitudine di parlare con la mano davanti alla bocca. Evitò
squalifiche, polemiche, scandali. E fece scuola in tutto l’ambiente.
Nel
calcio gestito dalla Figc la bestemmia continua a essere sanzionata con
il massimo della pena: il cartellino rosso. Ma i casi sono molto rari.
Decide l’arbitro, dipende da quello che sente o evita di sentire, per
evitare decimazioni. Una riduzione del danno, senza dirlo a nessuno.