La Stampa 16.4.16
I rassegnalati
di Massimo Gramellini
Raramente
un apologo riassume la disperante anomalia italiana come la storia
affiorata ieri nella trasmissione «L’aria che tira» di La7. Il Comune di
Roma lancia l’applicazione per telefonini «Io segnalo», che nei piani
dei suoi solerti ideatori permetterà ai cittadini di indicare tutto
quello che non va: buche, macchine in doppia fila e altri menefreghismi
assortiti. L’iniziativa è anche uno sfogatoio e ottiene un successo
prevedibile. Alcuni romani ci prendono gusto e cominciano a intasare di
segnalazioni virtuose la polizia municipale del loro quartiere. Uno di
questi, un ragazzo di nome Andrea, abita al Pigneto. Ogni giorno gli
basta uscire di casa per fare indigestione di parcheggi futuristi sulle
strisce davanti a scuola, che lui immediatamente segnala ai vigili
tramite l’applicazione. Ma con suo grande dispiacere i vigili non
intervengono mai. Finché una mattina lo chiamano, dandogli appuntamento
sulla strada. Si presentano in sei a bordo di tre auto e lo apostrofano
con la risolutezza degli esasperati: «Siamo pochi e già oberati di
lavoro, ci mancavano pure tutte ’ste segnalazioni. Lascia perdere».
Nello
sgomento di Andrea ci rispecchiamo un po’ tutti. Un ente locale ti
chiede di aiutarlo, tu lo fai e lui ti risponde: lascia perdere.
Qualcuno eccepirà che sono stati gli uffici del Comune a promuovere
l’applicazione, non i vigili. Peccato che, agli occhi del cittadino,
vigili e Comune siano organi dello stesso corpo. Ma in Italia il
servizio pubblico è una persona che con la mano ti fa cenno di
avvicinarti, poi alza un piede e ti tira un calcio.