La Stampa 15.4.16
La signora della materia oscura racconta i nuovi orizzonti della fisica
La
direttrice del Cern di Ginevra Fabiola Gianotti: “Resta un mistero la
scarsità di anti-materia nell’universo”. “Il nostro acceleratore verso
nuove scoperte”
intervista di Valentina Arcovio
È
un momento di gran confusione. Un tipo di confusione positiva perché
sappiamo che ci sono grandi domande a cui dobbiamo ancora rispondere e
ora, più che mai, siamo nelle mani della Natura». Le parole che Fabiola
Gianotti, direttrice generale del Cern di Ginevra, usa per descrivere
questo particolare momento della fisica richiamano un po’ quel caos che
era l’Universo appena dopo il Big Bang, quando tutte le particelle e le
forze in gioco stavano iniziando a prendere forma. Allo stesso modo la
fisica, dopo la scoperta delle onde gravitazionali e del bosone di
Higgs, si ritrova ora a dare forma alle grandi domande a cui la teoria
non è riuscita ancora a rispondere esaustivamente. Ora bisognerà solo
valutare a quale di queste domande dare la priorità.
In un
incontro che si è tenuto ieri a Roma insieme al presidente dell’Istituto
Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), Fernando Ferroni, prima della
conferenza «Macchine per scoprire, dal bosone di Higgs alla nuova
fisica», Gianotti ha elencato una breve lista dei misteri che la fisica
nuova dovrebbe aiutarci a svelare. «Le grandi domande - dice -
riguardano innanzitutto la materia oscura che occupa il 25%
dell’Universo e che oggi non sappiamo di cosa sia fatta. Poi rimane
ancora da capire perché nell’Universo c’è prevalenza di materia e dove è
andata a finire l’antimateria, che sappiamo essere pochissima». E
ancora: «come possiamo conciliare la fisica microscopica del Modello
Standard con la fisica delle grandi dimensioni e cos’è veramente il
neutrino e come si comporta», spiega la scienziata, ricordandoci che lo
stesso bosone di Higgs potrebbe non essere la particella che tutti
immaginiamo. «Dobbiamo approfondire la nostra conoscenza sul bosone di
Higgs, misurarne le proprietà e capire se si discostano da quelle che ci
aspettiamo», aggiunge Gianotti.
A quali di queste grandi domande
verrà data priorità ce lo dirà il più grande acceleratore del mondo, il
Large Hadron Collider (Lhc) del Cern di Ginevra, ripartito qualche
settimana fa.
«In questo periodo, l’Lhc è in fase di collaudo e da
alcune settimane i fasci di particelle hanno ripreso a circolare al suo
interno», riferisce Gianotti. «Le prime collisioni a bassa intensità
sono previste intorno al 25 aprile e poi, gradualmente, si raggiungerà
un’intensità maggiore», aggiunge. Solo dopo si entrerà in una fase
cruciale per il futuro della fisica. «Speriamo - spiega la scienziata -
che quando avremo raccolto una quantità di dati consistente, avremo un
potenziale di scoperta che supera quello raggiunto finora e in estate, o
in autunno, potremmo esplorare nuove regioni». Non è escluso, ad
esempio, che nel giro di qualche mese verrà finalmente fatta luce su
quel piccolo «eccesso» di coppie di fotoni la cui massa combinata è di
circa 750 GeV (Gigaelectronvolt), registrato da Lhc nei mesi scorsi.
Potrebbe essere il segnale di una nuova particella oppure una
fluttuazione casuale. «Speriamo in estate di poter trarre una
conclusione su questo eccesso», dice Gianotti.
Le informazioni che
Lhc ci darà saranno quelle che permetteranno ai fisici di capire cosa
fare nei prossimi 20 anni. «Lhc continuerà ad operare fino al 2035»,
sottolinea Gianotti. «Nel 2019-2020 ci riuniremo per discutere sulle
strategie che ci consentiranno di prepararci al futuro», aggiunge. Quale
sarà il sostituto di Lhc e dove verrà realizzato è difficile
prevederlo. Potrebbe essere un collider circolare o lineare. Tutto
dipenderà dalle domande a cui si deciderà di dare priorità, nonché alla
fattibilità pratica. «Lhc ci aiuterà a scegliere o quanto meno
contribuirà ad eliminare alcune delle opzioni», sottolinea Gianotti.
Qualunque
sia la direzione verso cui andrà la nuova fisica ci sarà certamente un
grande stravolgimento di ruoli. Questa volta, infatti, a guidare la
ricerca non saranno i fisici teorici o quantomeno non solo loro. «A
volte il passo sarà segnato dai teorici, altre volte dai fisici
sperimentali», conclude Gianotti.