La Stampa 13.4.16
Renzi: “Il Paese è con me
Guiderò la campagna elettorale”
Il premier sicuro del risultato sul referendum. “Chi vota no lo fa solo perché mi odia”
Fabio Martini
Prima
di partire per l’Iran, Matteo Renzi ha fatto due esperimenti senza dire
niente a nessuno: ha affrontato, senza rete, senza preavviso e senza
telecamere, due bagni di folla. A Napoli, davanti al museo di
Capodimonte, a Verona al Vinitaly. Risultato: qualche fischio, qualche
brutto muso, qualche contestazione, ma una maggioranza di cittadini
“qualunque” che gli continuano a ripetere: «Matteo, non mollare»,
«insisti».
Una prova generale per testare la popolarità in vista
del referendum istituzionale di ottobre? «Nessuna prova - dice Renzi a
“La Stampa” - ma è vero che me le sono cercate. E ho avuto la prova di
quel che so: i sondaggi e gli editorialisti non colgono l’umore profondo
del Paese. E so pure che il referendum lo vinceremo...». E scherza:
«Godo da pazzi quando ci si confronta in modo chiaro, come in una
campagna elettorale. Alle Europee eravamo partiti dal 28 e abbiamo
finito al 41 per cento».
Gli incontri in Iran
Dopo una lunga
giornata di incontri con i tre capi del “nuovo” Iran, nella bella
residenza dell’ambasciatore italiano a Teheran, Matteo Renzi sta
rifiatando: pasteggia in piedi e tra una tartina e l’altra riflette sul
suo rapporto con la “gente” comune, che nel primo anno di governo era
estremamente positiva, mentre poi sono drasticamente diminuiti i test:
«Per me quella era la mia vita: parlare con la gente. Adesso non lo
faccio più, sono sempre con 18 persone intorno. A Vinitaly mi avevano
sconsigliato di fare un certo percorso e io ci sono andato. A Napoli,
senza preavvertire nessuno, sono andato a Capodimonte e poi sono restato
per un’ora a chiacchierare con tutti quelli che erano lì. Mica eran
tutti d’accordo. Uno insisteva con Bagnoli! Gli ho risposto: Ma l’ha
letto il progetto? E lui: no ma De Magistris dice... E io: sono cinque
anni che lo aspetto a De Magistris! E se lo legge il progetto, scoprirà
che abbiamo deciso di abbattere la calmata».
Sicuro di vincere
Renzi
è sicuro di vincere il referendum di ottobre sulla nuova Costituzione
perché ha un’alta considerazioni delle sue virtù in campagna elettorale:
«Quando vado in televisione, non c’è mai un confronto diretto, uno a
uno, c’è sempre un giornalista che ha l’ansia da prestazione, vuole fare
le domande più stravaganti...». E poi pensa che il fronte del No
faticherà sul merito: «Chi è per il no, come fa a spiegare che vuole 946
parlamentari invece di 630? La sinistra Pd voterà a favore...».
Il sì di Letta
Enrico
Letta proprio ieri ha annunciato il suo sì: «Certo, perché Enrico in
Parlamento aveva votato a favore...». Naturalmente resta un’incognita
legata alla decisione proprio del capo del governo di trasformare il
referendum in un plebiscito su sé stesso: chi può escludere che gli
antipatizzanti di Renzi siano più dei simpatizzanti? «L’unica cosa di
chi vuole il no è dire no a Renzi, le loro ragioni si spiegano solo con
l’odio nei confronti di Renzi», ma in questo modo si sono «infilati in
un vicolo cieco».
La vittoria di Napolitano
E comunque,
ripete «il 12 aprile 2016 è il giorno in cui si celebra una vittoria
storica. E si tratta di una vittoria di Napolitano», che le riforme le
ha tenacemente volute.