lunedì 11 aprile 2016

La Stampa 11.4.16
Così la “cricca” del petrolio cercava una rete in Vaticano
Il lobbista ciellino Colicchi e i contatti con Cociancich e monsignor Paglia
di Giacomo Galeazzi e Grazia Longo

In attesa che Gianluca Gemelli venga interrogato dai pm di Potenza, affiora la rete di contatti in Vaticano di una delle figure centrali del «clan» coinvolta nell’inchiesta sul petrolio. L’ex compagno del ministro Federica Guidi, infatti, aveva scelto un pezzo da novanta come referente nel mondo cattolico. E cioè il palermitano Nicola Colicchi, imprenditore e ciellino, indagato a Milano nel 2001, presidente della Compagnia delle Opere di Roma e Lazio dal 2003 al 2009, poi nell’esecutivo nazionale, presidente di un Osservatorio per il settore no-profit alla Camera di Commercio di Roma.
Nel volontariato ecclesiale, Colicchi è un nome che pesa, quindi non sono millanterie quelle che affiorano dalle intercettazioni. Colicchi dice a Gemelli: «Oggi ho fatto un giro in Vaticano». Gemelli replica «Oltretevere, Oltretevere... e chi ti tocca! (ride)... infatti si sentiva dal telefono odore di santità, sei unico». Da lobbista tra le due sponde del Tevere, Colicchi dispone di forti entrature. Il ministro vaticano della Famiglia, Vincenzo Paglia, lo frequenta dagli anni in cui era assistente spirituale alla Comunità di Sant’Egidio. «Colicchi era il responsabile a Roma della Compagnia delle Opere», spiega l’arcivescovo Paglia che però non ricorda bene la cena a casa del lobbista alla quale partecipano Ivan Lo Bello, vicepresidente di Confindustria e il senatore Pd Roberto Cociancich, responsabile Europa del partito, ex capo scout del premier Matteo Renzi, attuale presidente mondiale della Conferenza internazionale cattolica dello scoutismo e ufficiale di collegamento tra gli scout e il Vaticano. Quella cena del 13 maggio scorso, Cociancich la ricostruisce nei dettagli. «E’ stata una serata di alto livello - racconta -. A tavola non abbiamo parlato di affari o appalti ma di leggi etiche in discussione in Parlamento, come quella sulle unioni civili». E aggiunge: «Colicchi mi aveva già coinvolto in due cene per la raccolta di fondi con don Stefano, da 30 anni missionario in Madagascar. La figlia di Colicchi era stata a fargli visita e avevano bisogno di una macchina confezionatrice per alimenti e io che faccio l’avvocato mi ero impegnato a procurarla attraverso ditte mie clienti». In Segreteria di Stato la vicenda viene monitorata. Si cerca di capire se Gemelli cercasse attraverso i suoi contatti di ottenere sponde, per esempio allo Ior. L’influenza del lobbista siciliano era nota anche al capo di Stato maggiore della Marina, Giuseppe De Giorgi che aveva interessato Colicchi per porre un argine all’azione del capo di stato maggiore della Difesa, Claudio Graziano.
L’11 maggio scorso, De Giorgi riceve una telefonata di Colicchi. De Giorgi lo sollecita a fare subito «quella cosa», in maniera rapida. Colicchi risponde di aver già fatto una telefonata e che sarebbe dovuto andare a parlare. De Giorgi ribadisce che la cosa va fatta subito, in vista anche delle elezioni. Rivela di voler «chiedere aiuto anche a Sant’Egidio», con riferimento all’opportunità di far chiamare il ministro della Difesa, Roberta Pinotti e farle capire (… che ha rotto i c...). Per Colicchi bisogna fare in modo che tra il ministro e Graziano si crei una crepa.
Non è stato fissato l’interrogatorio del sottosegretario Claudio De Vincenti. Mercoledì sarà sentito Alberto Cozzo. Il commissario dell’area portuale di Augusta dovrà spiegare perché il «clan» di Gemelli lo indichi come figura «a proprio vantaggio» per la costruzione di un pontile di stoccaggio petrolifero. Al telefono il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio è definito «colui che pur di riconfermare Cozzo fece strappare un decreto con altra nomina».