il manifesto 27.4.16
La grande vulnerabilità dei minorenni di Calais
Rifugiati.
In centinaia sopravvivono nei campi. Eppure in Francia dal 2013 è in
vigore una circolare che dovrebbe proteggerli. La scuola alla
Grande-Synthe
di Anna Maria Merlo
PARIGI Qualche
giorno fa, il 21 aprile, dopo la presentazione del rapporto Europol,
Jacques Toubon, ex ministro ora con la carica di Difensore dei Diritti,
ha lanciato l’allarme sulla «situazione di grande vulnerabilità» in cui
sono costretti a vivere i minorenni isolati nei campi profughi
improvvisati che esistono in Francia. A Calais, con un censimento
approssimativo realizzato il 31 marzo, è stato calcolato che ce ne sono
310, un quarto con meno di 15 anni, il più giovane ha 7 anni. Toubon ha
sottolineato che «vivono in condizioni estremamente miserabili», sono
potenziali vittime degli adulti.
A marzo, l’associazione
britannica Help Refugees ha affermato che a Calais 129 minorenni sono
scomparsi. Passati clandestinamente in Gran Bretagna? L’intenzione è
questa, anche per i minorenni, che hanno dei parenti oltre-Manica.
Toubon ha rilevato che i dispositivi messi in opera per i rifugiati, già
più che carenti, molto spesso non raggiungono i minorenni: «Il
dispositivo attuale non tiene conto della specificità dei minorenni, del
loro percorso, della volontà tenace di raggiungere la Gran Bretagna,
passano attraverso il sistema, senza che sia prevista una
stabilizzazione».
Eppure, sulla carta in Francia è in vigore la
circolare Taubira (dal nome dell’ex ministra della Giustizia), del
maggio 2013, che prevede un percorso specifico per i minorenni, che
dovrebbero venire diretti verso i centri Ema (Valutazione, messa al
riparo). Una volta stabilito che la persona ha meno di 18 anni, dovrebbe
avere accesso al Diritto sociale all’infanzia, che prevede un tetto, il
vitto, la scuola. Ma questo circolare non è applicata, o solo
raramente. La Cimade, una delle organizzazioni che si occupano di
rifugiati, ha sospeso per protesta gli interventi al Cra (Centro di
ritenzione amministrativa) di Rennes (dal 18 al 20 aprile) per
denunciare la situazione. Anche nei Cra vengono rinchiusi minorenni
isolati, cosa assolutamente illegale. La Cimade ha spiegato che dopo lo
smantellamento forzato della parte sud del campo di Calais «il problema
si riforma altrove». Ormai ci sono campi lungo tutta la costa della
Manica, a Ouistreham, Cherbourg, Roscoff, Saint-Malo, Le Havre, Dieppe e
anche a Parigi si sono ricostituiti, come sotto la metropolitana aereo a
Stalingrad. Solo alla Grande-Synthe, un comune di 22mila abitanti, il
sindaco Damien Carême con Msf, forzando la mano al governo, ha aperto il
7 marzo scorso il primo campo di rifugiati francese che rispetta le
norme internazionali, nella zona de La Linière, «Non lontano
dall’autostrada – spiega Carême – che è il loro cordone ombelicale», che
mantiene viva la speranza di andare in Gran Bretagna.
Il campo,
costato 4 milioni di euro, offre 389 shelters, organizzati in 6 zone, ai
circa 1300 rifugiati, tra cui 171 minorenni, in maggioranza provenienti
dal kurdistan iracheno. È stata aperta una scuola (ce n’è una anche a
Calais, tra le poche costruzioni precarie a non essere stata distrutta
dallo smantellamento). Alla Grande-Synthe c’è una ex direttrice di
scuola in pensione e degli insegnanti volontari (c’è il problema non
trascurabile della lingua, i ragazzini vogliono imparare l’inglese). Una
cinquantina di bambini la frequentano regolarmente. Qui c’è anche un
sostegno giuridico. Degli avvocati volontari, presenti anche in altri
campi, aiutano i minorenni a ottenere il ricongiungimento famigliare.
Alla Grande-Synthe, 165 bambini rientrano nei criteri per poterlo
ottenere. «La procedura esiste – spiega l’avvocata Orsane Broisin – ma
in pratica è una battaglia, non ci sono garanzie, i tempi non sono
chiari, per alcuni si procede in fretta, per altri i tempi sono molto
lunghi».