il manifesto 20.4.16
Dilma al contrattacco: «Indignata e vittima di un’ingiustizia»
Brasile.
Tre giornalisti che hanno reso pubblico lo scandalo del Datagate
portato in luce da Snowden - Glenn Greenwald, Andrew Fishman e David
Miranda – hanno denunciato il viaggio di tre giorni negli Usa compiuto
da senatori di opposizione come Aloysio Nunes, del Psdb subito dopo il
voto d’impeachment. Nunes si è incontrato con vari funzionari Usa,
alcuni dei quali molto vicini a Hillary Clinton. Nunes è una figura
molto importante di opposizione
di Geraldina Colotti
«Sono indignata. Mi sento vittima di una grande ingiustizia. Continuerò a lottare come ho fatto per tutta la vita».
Con
queste parole, la presidente brasiliana Dilma Rousseff ha parlato ai
giornalisti dopo il via libera all’impeachment dato dalla Camera
domenica con i 2/3 dei voti. Entro 48 ore, la Commissione speciale del
Senato, nominata ieri, dovrà scegliere il presidente e il relatore.
Una
decisione attesa per la prossima settimana, considerando che il 21 è
giorno di ferie. Dopo, la Commissione avrà tempo 10 giorni per
analizzare il procedimento contro Rousseff e elaborare un rapporto che
verrà discusso e sottoposto a voto durante la plenaria del Senato, il
quale deciderà – a maggioranza semplice – se archiviare o mandare avanti
il processo.
Se il procedimento viene accolto dal Senato, la
presidente sarà sospesa dall’incarico per 180 giorni e sostituita dal
vicepresidente Michel Temer, anch’egli sotto impeachment per aver
presumibilmente truccato il bilancio governativo per renderlo
accettabile a livello elettorale. Se Dilma perde anche in Commissione,
le sessioni del Senato deputate a decidere (con maggioranza dei 2/3)
verranno dirette dal presidente del Supremo Tribunale Federale. «Temer
rappresenta il ritorno della disuguaglianza in Brasile», ha detto il
leader dei Sem Terra, Joao Pedro Stedile.
Da giorni, la sinistra e
i movimenti si mobilitano contro «il golpe istituzionale» messo in moto
dai poteri forti a uso di una destra screditata e corrotta.
Il
presidente del parlamento, Eduardo Cunha, che ha messo in moto
l’impeachment è sotto inchiesta per sottrazione di soldi pubblici e
malaffare, ed è finora riuscito a evitare il carcere grazie all’immunità
parlamentare.
Tre giornalisti che hanno reso pubblico lo scandalo
del Datagate portato in luce da Snowden – Glenn Greenwald, Andrew
Fishman e David Miranda – hanno denunciato il viaggio di tre giorni
negli Usa compiuto da senatori di opposizione come Aloysio Nunes, del
Psdb subito dopo il voto d’impeachment. Nunes si è incontrato con vari
funzionari Usa, alcuni dei quali molto vicini a Hillary Clinton. Nunes è
una figura molto importante di opposizione.
Candidato alla
presidenza nel 2014 per il Psdb contro Rousseff, ora sta tessendo le
fila dell’impeachment al senato. Greenwald ricorda il conflitto
sostenuto da Dilma durante il Datagate, quando venne fuori che la Nsa
aveva spiato sia lei che l’impresa petrolifera di Stato, Petrobras.
E
si sa che Washington non considera il Brasile un posto sicuro per i
suoi capitali: men che meno se, per il 2018, tornasse alla presidenza
Lula da Silva, che Dilma ha nominato capo di Gabinetto, ma che i giudici
hanno bloccato.
D’altro canto – ricordano i tre giornalisti – gli
Usa hanno una lunga storia di ingerenze e destabilizzazione in America
latina, proseguita anche dopo il colpo di stato militare in Brasile del
1964, che le destre rimpiangono: nel 2002 contro Hugo Chavez, poi ad
Haiti contro Jean-Bertrand Aristide.
E il sostegno dell’allora
segretaria di Stato, Hillary Clinton al golpe contro Manuel Zelaya in
Honduras, fu determinante, come lei stessa ammette. Contro Rousseff, si
sta mettendo in opera una procedura simile a quella che, nel 2012, ha
destituito l’ex vescovo Fernando Lugo in Paraguay: anche in
quell’occasione, fu il vicepresidente Federico Franco a chiudere la
breve parentesi progressista, riportando a destra il paese.