il manifesto 16.4.16
Cgil, rush finale verso il Sì: «Per rilanciare le rinnovabili»
Referendum
trivelle. Appello di 186 sindacalisti dall'Emilia Romagna, "capitale"
dell'Eni. Almeno 700 le firme nazionali. Stefania Crogi (Flai):
«Pensiamo anche all'occupazione dei pescatori». Maurizio Landini (Fiom) e
Domenico Pantaleo (Flc): «Investiamo nelle energie alternative, i posti
di lavoro arriveranno»
di Antonio Sciotto
Cgil
al rush finale per lo sforzo sul referendum di domani sulle trivelle, e
il bilancio è decisamente pro-Sì. Nonostante rimangano schierati per il
No/astensione, come abbiamo già scritto più volte, i petrolchimici della
Filctem. Da segnalare l’appello per il Sì di 186 sindacalisti
dell’Emilia Romagna, significativo perché la regione, in particolare nel
territorio di Ravenna, è ricca di stabilimenti che fanno capo ai big
del fossile, da Eni in giù.
«Come sindacalisti – scrivono i 186
rappresentanti della Cgil – siamo convinti della necessità e
dell’urgenza della transizione a un nuovo modello energetico,
democratico e decentrato, 100% efficienza energetica e rinnovabili,
grande opportunità di crescita economica e di nuova e qualificata
occupazione per il nostro paese».
«Le trivellazioni, il petrolio,
le fonti fossili – proseguono i sindacalisti emiliano-romagnoli –
rappresentano un passato fatto di inquinamento, dipendenza energetica,
interessi e pressioni decisionali delle lobby, conflitti, devastazione
ambientale e della salute, cambiamenti climatici. Noi vogliamo un futuro
basato sull’efficienza energetica e le fonti rinnovabili distribuite,
un’economia sostenibile e equa, la piena occupazione e la democrazia
partecipativa».
Nei giorni scorsi la segreteria nazionale Cgil,
guidata da Susanna Camusso, ha invitato i cittadini (dai lavoratori ai
pensionati) a recarsi alle urne, comunque la pensino. Messaggio che si
contrappone a quelli del premier Matteo Renzi e del Presidente emerito
Giorgio Napolitano, che invece hanno difeso le ragioni dell’astensione.
La Cgil ha deciso di non fare una sintesi al suo interno per
pronunciarsi a favore del Sì o del No – visto che la Filctem mette in
guardia rispetto all’occupazione legata alle estrazioni gas/petrolifere –
ma nell’ultimo mese tanti iscritti, segretari e delegati hanno lavorato
per la vittoria del Sì.
La mobilitazione è partita da Simona
Fabiani, del Dipartimento Ambiente della Cgil nazionale, che ha raccolto
le firme di centinaia di segretari e quadri di tutta Italia, favorevoli
al Sì. Appello che «nelle ultime settimane – dice Fabiani – è arrivato
almeno a 700 firme».
Un’intera categoria, quella dei
metalmeccanici Fiom, è fan della prima ora del Sì, essendo entrata nel
comitato promotore del referendum. «Si sono dette molte bugie sul fatto
che questo referendum sia contro l’occupazione», ha detto il segretario
Maurizio Landini. «Negli anni passati si era arrivati a 20 mila posti di
lavoro nelle energie alternative, ma con le politiche del governo si
sono dimezzati. Il voto del 17 aprile non è risolutivo ma pone un tema: o
si fa una riconversione ecologica del sistema produttivo ed economico o
noi non ne veniamo fuori».
La Flai (agroindustria) non ha preso
posizioni univoche ufficiali, ma la segretaria Stefania Crogi assicura
che «la scelta del Sì è ampiamente condivisa in tutta la segreteria e
nella categoria». Crogi pone il problema dei lavoratori della pesca: «In
tutte le località in cui si trovano le trivelle, in particolare sulle
coste adriatiche, la fauna ittica è meno presente, perché disturbata dal
rumore e dall’inquinamento. Il salario dei pescatori non è fisso, ma è
calcolato sulla cosiddetta “parte”, ovvero in base al pescato. Dobbiamo
comunque andare a votare, per tutelare l’istituto del referendum, e io
scelgo il Sì. Per l’ambiente, per andare verso il rinnovabile, e per i
pescatori».
Invita «innanzitutto a recarsi alle urne» Domenico
Pantaleo, segretario della Flc (scuola, università, ricerca): «Il voto è
un dovere civico, importante per la partecipazione dei cittadini. Io
voterò Sì per l’ambiente, per la mia Puglia, perché credo sia possibile
costruire un’occupazione diversa. Il turismo, la ricerca e le energie
rinnovabili: capisco le preoccupazioni per i posti legati al fossile, e
le rispetto, ma se prepariamo una transizione con i dovuti investimenti,
potremo riconvertirli». Secondo Pantaleo, «questa opinione è condivisa
nella scuola, dove si educa all’ambiente, e nella ricerca. Ricordo che
al referendum sul nucleare gran parte dei ricercatori del Cnr,
nonostante fosse coinvolto in studi per quel tipo di energia, si
pronunciò a favore del suo abbandono».