il manifesto 15.4.16
A Cuba è tempo di cambio generazionale
Cuba. Domani al via il VII congresso del Partito comunista alla ricerca di nuove leadership
di Roberto Livi
L’AVANA
Milioni di cubani guardano, chi con speranza chi con scetticismo, al
VII Congresso del Partito comunista di Cuba (Pcc) che inizia domani.
Probabilmente sarà l’ultimo che si svolgerà sotto la direzione dei due
fratelli Castro che hanno segnato la vita dell’isola dalla vittoria
della Rivoluzione, castrista appunto, nel gennaio del 1959. Il lider
maximo, che dieci anni fa ha lasciato le redini del governo e poi del
partito ma che è rimasto la figura di riferimento, quest’anno compirà 90
anni. È dunque difficile ipotizzare che Fidel svolga un ruolo attivo
nel prossimo congresso, previsto tra cinque anni. Da parte sua, Raúl ha
già annunciato che lascerà la presidenza alla scadenza del suo mandato,
nel febbraio 2018. Non è chiaro se intende lasciare anche la carica di
primo segretario del Pcc, di fatto il vero posto di comando a Cuba, ma
anche per il più giovane dei Castro il tempo rema contro: nel 2021 avrà
infatti 90 anni.
Anche gli altri leader «storici» della
rivoluzione che occupano la leadership del partito – e del governo- sono
in gran parte ultraottantenni. Dunque, anche se non è ufficialmente
annunciato, i circa mille delegati – in rappresentanza dei 720 mila
iscritti al Pcc- dovranno porre le basi per quello che nell’isola viene
definito «il cambio generazionale» della Rivoluzione. E lo faranno in
una fase critica per Cuba: dovranno infatti decidere sulla qualità e
ampiezza delle riforme economiche già in corso, ovvero su quanto e come
aprire al settore privato l’economia dell’isola e su come gestire «da un
punto di vista rivoluzionario» la nuova fase storica di normalizzazione
dei rapporti con gli Stati uniti, foriera di grandi opportunità
economiche, ma anche di pericoli. Il Congresso, infatti, avrà un
«convitato di pietra» assai scomodo: il presidente Barack Obama che nel
corso della sua recente visita a Cuba ha lanciato un messaggio chiaro e
recepito soprattutto dai giovani e che preoccupa il vertice politico.
Ovvero
di mettere in cantina il passato e di guardare al futuro secondo
un’ottica di riforme di stampo liberista che avranno il sostegno degli
Stati Uniti. Per questa ragione, per la prima volta, alcuni militanti
hanno pubblicamente espresso il loro disaccordo sul fatto che non vi sia
stata una adeguata «discussione di base sulla preparazione delle (sei)
tesi congressuali» e sul fatto che le decisioni verranno prese da un
migliaio di delegati. Insomma, è stata espresso, seppur implicitamente,
il timore che si tratti di un Congresso «blindato» dal vertice del
partito, nel quale Fidel conserva un forte peso. E infatti è stato
proprio il lider maximo che in due occasioni, con un articolo diffuso da
tutti i media e poi con un’improvvisa comparsa in publico dopo otto
mesi di assenza, ha espresso chiaramente e duramente di rifiutare la
«mano tesa» di Obama, se questo significa mettere da parte il socialismo
cubano.
Fidel è stato chiarissimo: «Cuba non ha bisogno di aiuti»
e ce la può fare da sola. Insomma, è stata versata acqua sul
fuocherello di chi auspica che nel Congresso si discuta di
un’accelerazione delle riforme economiche e si augura che si discuta
anche di riforme politiche del sistema socialista cubano. I sei
documenti che saranno discussi nel Congresso riguardano: la valutazione
dell’economia cubana nel quinquiennio 2011-2015; l’analisi del grado di
realizzazione dei Lineamenti (della riforma economico-sociale del
socialismo cubano) approvati nel VI Congresso; l’«attualizzazione» di
questi Lineamenti per il periodo 2016-2021; la «concettualizzazione» del
modello economico e sociale di sviluppo socialista (in corso a Cuba);
il programma di sviluppo economico fino al 2030; la valutazione degli
obiettivi tracciati dalla Conferenza nazionale del Pcc nel 2012.
Secondo
dati ufficiali solo il 21% delle misure previste dai Lineamenti è stata
completamente attuata e poco più del 40% sarebbe in corso di
attuazione. Dunque, afferma l’analista Enrique Lopez Oliva, i documenti
in discussione «costituiscono un prolungamento di quanto deciso cinque
anni». E anche il tragitto con cui i documenti-tesi sono stati decisi,
ovvero senza una vera discussione di base – come era avvenuto con i
Lineamenti- e con un esame «del tutto formale» da parte dei mille
delegati e di un centinaio di intellettuali legati al governo, «fanno
pensare a tesi blindate che al massimo avranno qualche cambiamento
formale dal Congresso». Anche altri analisti «indipendenti» ritengono
che le misure di «flessibilizzazione» dell’economia si svolgeranno
comunque all’interno di una sorta di capitalismo di Stato – alla cinese-
e con una netto appoggio alla formazioni di cooperative per contenere
lo sviluppo del settore privato.
Altri analisti , invece,
sostengono che le tesi congressuali, formulate prima della visita a Cuba
del presidente Obama, risentiranno delle conseguenze dell’impatto che
la medesima ha avuto, soprattutto tra i giovani dell’isola. Dunque che
il Congresso dovrà comunque esaminare un accelerazione delle riforme
economiche che permettano sia di proseguire nella normalizzazione con
gli Usa e di contrastare – seguendo le indicazioni di Fidel- le sirene
liberiste evocate dal presidente nordamericano sia di far fronte a una
crisi economiche che ha forti impatti sociali.
In questo ambito il
Congresso dovrà anche dare indicazioni su quali leader gestiranno
questa nuova fase. Una prima misura potrebbe essere la designazione di
un nuovo secondo segretario del Pcc. L’attuale, Ramón Machado Ventura
esponente di punta degli «ortodossi» del partito, compie 86 anni e si
dice non verrà riconfermato. Se questa previsione si avvererà, la nomina
del suo sostituto darà indicazione dei rapporti di forza all’interno de
Pcc. Se poi Raúl Castro deciderà nel 2018 di ritirarsi anche dalla
direzione del partito, il suo sostituto diventerà il «numero uno» del
paese. Proprio questa situazione spiega l’ermetismo sul prossimo
eventuale candidato. Il generale Alvaro López Miera, capo di Stato
maggiore della Forze armate, che ha «solo» 72 anni, potrebbe essere un
candidato ben posizionato per scalare il vertice del Pcc.