Corriere 9.4.16
Sanders in Vaticano: unico candidato Usa invitato al convegno con papa Francesco
L’invito
con il timbro della Pontificia accademia delle scienze sociali non è
stato spedito a Barack Obama. Non a Hillary Clinton, la candidata
democratica favorita per la presidenza. E neanche a Ted Cruz, il
repubblicano che sta conducendo una campagna tutta «Bibbia e
Costituzione»
di Giuseppe Sarcina
“Centesimus
Annus” è il titolo dell’enciclica di Giovanni Paolo II di cui cade
quest’anno il venticinquesimo anniversario. Il 15 aprile Bernie Sanders è
stato invitato al convegno di riflessione sull’argomento
A
proporre il suo nome è stato Sanchez Sorondo, Cancelliere (una specie di
direttore generale) della Pontificia accademia, il quale ha spiegato:
«Nessun altro candidato alle presidenziali Usa ha citato il Papa nella
campagna elettorale».
NEW YORK L’invito con il timbro
della Pontificia accademia delle scienze sociali è stato spedito a un
solo politico americano. Non al presidente e Premio Nobel Barack Obama.
Non a Hillary Clinton, la candidata democratica favorita per la
presidenza. E neanche a Ted Cruz, il repubblicano che sta conducendo una
campagna tutta «Bibbia e Costituzione».
L’ospite in arrivo dagli
Stati Uniti sarà Bernie Sanders, outsider assoluto delle primarie, il
senatore «socialista» ed egualitario del Vermont sospinto
dall’entusiasmo dell’America più giovane.
Il 15 aprile Sanders
sospenderà i comizi nello Stato di New York, dove si vota il 19 aprile, e
prenderà parte al convegno di riflessione sull’enciclica di Giovanni
Paolo II, «Centesimus Annus» di cui cade il venticinquesimo
anniversario.
Secondo il racconto di un funzionario anonimo del
Vaticano, riportato dall’agenzia Bloomberg , Sanders avrebbe fatto il
possibile per essere invitato. Gli osservatori più maligni hanno subito
richiamato il caso dell’ex sindaco di Roma Ignazio Marino, accorso a
Filadelfia nel settembre 2015 per presenziare a un incontro con il
Pontefice. «Non l’ho invitato io», precisò in quell’occasione papa
Francesco.
Ma monsignor Sanchez Sorondo, Cancelliere (una specie
di direttore generale) della Pontificia Accademia ha chiarito di essere
stato lui a sollecitare la partecipazione del senatore americano,
spiegando anche perché: «Mi è sembrato che Sanders avesse un reale
interesse nello studio dei documenti scritti dal Papa. Non ho visto
altri candidati citare il Papa nella loro campagna. Non so se siano
interessati a questi scritti». Monsignor Sorondo, argentino come
Bergoglio, con un esercizio di carità, sorvola sullo scontro tra Donald
Trump e il pontefice del 18 febbraio scorso, su muri e migranti. Eppure
quello resta un passaggio chiave per ricostruire un’operazione che non
si esaurisce con Sanders. Non è ancora chiaro se, alla fine, il Papa
riceverà il settantaquattrenne senatore. E in questo caso non è neanche
rilevante che Sanders sia di confessione ebraica. Bisogna, invece, fare
grande attenzione a come sarà composta la platea. Ci saranno il
presidente della Bolivia, Evo Morales, e quello dell’Ecuador, Rafael
Correa. Inoltre il cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga dell’Honduras e
il professor Jeffrey Sachs, ascoltato consigliere di Bergoglio per la
stesura dell’enciclica «Laudato si» su ecologia e sviluppo economico,
pubblicata nel giugno del 2015. In quei giorni l’ambientalista Obama
commentò con grande trasporto l’opera papale. Poi ci fu la visita di
Francesco alla Casa Bianca e l’intesa con il presidente apparve solida.
Adesso,
però, la Pontificia Accademia presta attenzione a ciò che si muove
oltre Obama, mettendo insieme esperienze di governo e correnti di
pensiero tra le più radicali. Giusto un anno fa, nel Vertice delle
Americhe a Panama, Morales e Correa si produssero in un’aspra
requisitoria contro il modello economico Usa, davanti a Obama,
impassibile. E Jeffrey Sachs, direttore dell’Earth Institute alla
Columbia University, è punto di riferimento fondamentale per studiare i
limiti del capitalismo: povertà, polarizzazione sociale, inquinamento.
In
questo contesto, oggettivamente, sarebbe difficile immaginare un altro
politico americano diverso da Sanders. Forse è esagerato pensare che
stia nascendo una specie di «Internazionale Bergoglio», un’alleanza
politico-culturale nel segno del riequilibrio sociale. Quello della
Pontificia Accademia resta un seminario di riflessione. Tuttavia la
nuova Chiesa Cattolica guidata dal pastore argentino lavora per
diffondere con sempre maggiore forza la richiesta di grandi cambiamenti
nelle politiche economiche e sociali. È la ricerca di un’egemonia nella
«ragion pratica», nella concretezza, con uno scarto rispetto alla
tradizione, come si può leggere anche nel libro in uscita di Manlio
Graziano, professore alla Sorbonne di Parigi, «In Rome we trust»
(editore Il Mulino) sui rapporti tra Usa e Santa Sede.
Sanders ha
colto per primo questo cambio di passo: «L’imperativo morale che il Papa
sta portando nella discussione è assolutamente straordinario ed è
assolutamente ciò di cui il mondo ha bisogno. Questi temi non sono stati
affrontati per anni». Per lui un posto in prima fila nel parterre di
Francesco.