Corriere 4.4.16
Boeri (Inps): «Pensioni, un contributo da quelle più alte»
È opportuno per i giovani e per facilitare le uscite flessibili
Ma Poletti e Nannicini: non è all’esame
di Raffaella Polato
VICENZA
«Il testo deve essere pronto entro l’8 aprile». Cioè entro venerdì
prossimo. Che non è solo la data fissata per la presentazione del Def,
il Documento economico e finanziario cui sta lavorando il ministero
dell’Economia e che, poi, il governo invierà anche all’Unione Europea
con l’obiettivo di ottenere il via libera alla «flessibilità» chiesta da
Matteo Renzi. Su quel fronte, lascia intendere Tommaso Nannicini,
l’esecutivo è certo che onorerà le scadenze. Soprattutto, è convinto di
aver raggiunto «la quadra» rispetto ai paletti posti da Bruxelles. Anche
se nel frattempo lo scenario generale non è migliorato. Al contrario:
la «crescita ancora fragile», come la definisce lo stesso
sottosegretario alla presidenza del Consiglio, si vedrà togliere qualche
altro «zero virgola».
Nannicini non ne fa cenno, dal palco di
quel Festival Città Impresa che, poco dopo, assisterà a un nuovo «caso
pensioni», sorta di duello a distanza tra il presidente dell’Inps Tito
Boeri e i ministri presenti a Vicenza: il primo a sollecitare un
«contributo di solidarietà», i secondi a bocciare seccamente l’uscita.
Anche
questo, d’altra parte, ha a che fare con la «crescita ancora fragile».
Se il sottosegretario non la quantifica è perché occorrerebbero dei
numeri nero su bianco. Numeri che sono però in arrivo. Venerdì, appunto,
insieme al Def. Confermato che il governo aggiornerà le stime sul Pil
2016 e confermato, sebbene non ufficialmente, che la revisione sarà
forzatamente al ribasso. Forse non seguirà l’entità dei tagli già
annunciati da tutti i maggiori centri di ricerca (dall’Ocse in poi le
ultime previsioni non vanno oltre il +1%). Di sicuro, però, una crescita
dell’1,6% — cui Palazzo Chigi puntava — non è più un obiettivo
raggiungibile.
È inevitabile che sia questo quadro, a fare da
sfondo ai dibattiti conclusivi del Festival Città Impresa. Il primo —
cui partecipano Nannicini, Boeri, Francesco Giavazzi e il capo
economista di Intesa SanPaolo Gregorio De Felice — lo apre Giavazzi e
l’esordio scelto basta a sintetizzare il «filo» dell’intera giornata.
Oggi che sono certamente fattori esterni e tensioni internazionali, a
frenare i nostri tentativi di ripresa, non dobbiamo dimenticare con
quale peso ancora ci presentiamo alla sfida. Ovvero, ricorda
l’economista: «I 30 punti di competitività persi in 15 anni rispetto
alla Germania».
È Nannicini a definirla «una zavorra strutturale»,
che solo «riforme strutturali potranno buttare a mare». Ma è qui anche —
sul tema riforme — che «a lato palco» scoppia il nuovo caso pensioni.
L’Inps ha appena diffuso un dato che fotografa oggettivamente l’allegro
passato per cui oggi paghiamo il conto: quasi mezzo milione di italiani
dev’essere stato a suo tempo un baby-pensionato, se è vero che il
relativo assegno lo riceve da più di 36 anni. Su questo Boeri riflette e
conclude: «Credo sarebbe opportuno chiedere a chi riceve importi
elevati un contributo di solidarietà, per facilitare i giovani e la
flessibilità in uscita». «Non è all’esame, né tecnico né politico»,
replica tranchant Nannicini. Seguito a ruota dal titolare del Lavoro,
Giuliano Poletti: «Il contributo c’è già. È a scadenza e dovrà essere
valutato, ma non è il caso di alimentare dannose incertezze».