venerdì 15 aprile 2016

Corriere 15.4.16
I pm di Milano senza il capo e una partita tornata incerta
di Giovanni Bianconi

Si complica l a partita per la nomina del procuratore di Milano: i giocatori in campo diventano tre dopo il rientro, a sorpresa, di Gianni Melillo, da due anni capo di gabinetto del ministro della Giustizia Orlando. Accanto a Francesco Greco e Alberto Nobili, Melillo è il nome proposto (doppia sorpresa) dalla rappresentante «laica» Elisabetta Alberti Casellati, ex parlamentare di FI ed ex sottosegretaria alla Giustizia nel governo Berlusconi. Ovvero: l’esponente del Csm più vicina all’opposizione di centrodestra indica, per la guida dell’ufficio giudiziario più «politicamente sensibile», il braccio destro del Guardasigilli dell’esecutivo Renzi. Un apparente paradosso che rimescola le carte. a pagina 21
ROMA L a partita per la nomina del procuratore di Milano si complica, e soprattutto aumentano i giocatori. Divenuti ufficialmente tre dopo il rientro in campo, un po’ a sorpresa, di Gianni Melillo, da due anni capo di gabinetto del ministro della Giustizia Andrea Orlando; proposto — sorpresa nella sorpresa — dalla rappresentante «laica» Elisabetta Alberti Casellati, ex parlamentare di Forza Italia ed ex sottosegretaria alla Giustizia nel governo Berlusconi. Insomma, l’esponente del Consiglio superiore della magistratura più vicina all’opposizione di centrodestra indica, per la guida dell’ufficio giudiziario considerato più «politicamente sensibile», il braccio destro del Guardasigilli dell’esecutivo guidato da Matteo Renzi. Un apparente paradosso, che ha rimescolato le carte e rende incerto l’esito finale.
Ieri i sei componenti della commissione Incarichi direttivi del Csm hanno finalmente votato i nomi dei candidati da sottoporre al plenum . Francesco Greco, attuale procuratore aggiunto, ha ottenuto tre voti: due dei consiglieri di Area (il gruppo della cosidetta «sinistra giudiziaria», di cui fa parte anche Melillo) e la «laica» indicata da Sinistra ecologia e libertà, Paola Balducci; il consigliere di Magistratura indipendente (corrente «di destra») ha invece votato per Alberto Nobili, già procuratore aggiunto a Milano e considerato slegato dai gruppi; il rappresentante di Unità per la costituzione, componente centrista, si è astenuto mentre per Melillo ha votato, appunto, la relatrice Casellati. La quale, rivendicando di aver gestito la pratica senza ritardi, ha spiegato di aver deciso in base non a considerazioni politiche bensì di merito, nel tentativo di individuare il miglior profilo possibile: «A parità di professionalità, come io ritengo debbano considerarsi i candidati rimasti in lizza, una scelta di novità e discontinuità per una Procura che ha sempre visto i propri capi provenire dall’interno, mi pare la più appropriata».
Proposta respinta da tutti gli altri commissari, che offre il fianco a qualsiasi interpretazione e dietrologia. E lascia aperte tutte le possibilità. Il voto finale non ci sarà, probabilmente, prima di un mese; da qui ad allora gli equilibri possono mutare e mutare ancora. La nomina «largamente condivisa», che a parole tutti auspicavano e continuano ad auspicare, sembra allontanarsi; tuttavia nessuno la considera impossibile.
Il gruppo di Area (7 componenti) al momento si mostra intenzionato a insistere su Greco, uno dei magistrati protagonisti della stagione di Mani Pulite (come Piercamillo Davigo che è stato appena eletto alla presidenza dell’Associazione magistrati, e non è escluso che il possibile binomio, seppure solo simbolico, abbia allarmato qualcuno). Il voto di ieri ha confermato la solidità della sua candidatura, ma affinché prevalga bisogna che altre correnti convergano su quel nome; da soli non basterebbero nemmeno i «laici» di centrosinistra (3 più il vicepresidente Legnini che solitamente non vota).
I 5 consiglieri di Unicost hanno voluto tenersi le mani libere e autoassegnarsi il ruo-lo di ago della bilancia (il che può dare adito a immaginare trattative con possibili accordi su altri incarichi da assegnare, con l’una o con l’atra corrente). Se si schierassero con Greco i giochi sarebbero fatti, ma l’astensione lascia capire che al loro interno c’è chi preferisce Nobili. E c’è da capire come si orienteranno il «laico» mandato al Csm dai grillini, il consigliere di Autonomia e indipendenza (la corrente di Davigo) e i due altri magistrati membri di diritto.
Su Melillo pesa la provenienza diretta dal ministero della Giustizia; una pregiudiziale «di opportunità politica» frapposta soprattutto da Area, la sua corrente. Che però potrebbe vacillare di fronte all’unanimità, o quasi, dei consensi, fino a incrinare l’unità del gruppo. Ecco perché, chiariti definitivamente quali sono i giocatori in campo, la partita ricomincia ora.
Giovanni Bianconi