Repubblica 21.3.16
Massimo Mucchetti, Senatore Pd e presidente della Commissione Industria: “Renzi è ondivago sulle tlc”
“La rete Telecom sotto il controllo pubblico”
intervista di Eugenio Occorsio
ROMA.
«L’Italia è uno strano Paese, che scopre i campioni nazionali quando
vengono comprati dagli stranieri, salvo non riuscire a fare nessuna
politica industriale che li coinvolga fintanto che sono italiani».
Massimo Mucchetti, senatore Pd, presidente della commissione Industria,
non trattiene il rammarico per l’epilogo della vicenda Telecom. «Renzi è
stato ondivago sulle tlc come Occhetto lo era sulla politica
post-comunista».
Telecom è quotata. Come poteva il governo influenzarne i destini?
«Dopo
la maldestra privatizzazione, i governi hanno sempre esercitato un
diritto di veto senza favorire però nulla di costruttivo in cambio.
D’Alema bloccò la fusione con Deutsche Telekom: poteva avere le sue
ragioni ma non fece votare al Tesoro contro l’Opa di Colaninno che
produsse una compagine azionaria effimera. Prodi evitò la cessione a
Telefonica perché si era fatto sotto il Gotha del capitalismo italiano
che si rivelò un azionista addirittura peggiore dei precedenti. Letta
riaprì a Telefonica ma in modo così opaco che finì con un nulla di
fatto. E Renzi neo segretario del Pd se ne lavò le mani».
Ora il premier dice che gli interessano gli investimenti e non chi li fa. Sbaglia?
«È
un’ingenuità: gli investimenti richiedono un soggetto che li compia.
Disinteressandosi del soggetto e del contesto regolatorio, gli
investimenti ci sono stati? Pare di no. Renzi ha estromesso Bassanini e
Gorno Tempini dalla Cdp, su suggerimento di Andrea Guerra, perché voleva
che la Cdp rilevasse Telecom, salvo poi scoprire che non ha i soldi
come i due esclusi dicevano. Di qui l’incoraggiamento all’Enel a fare la
sua parte nel cablaggio, ma l’operazione regge se fatta contro Telecom?
E avrebbe senso mandare avanti l’Enel e poi scegliere Bollorè?» Come se
ne esce?
«Andrebbe recuperata l’idea di Franco Bernabè, che
proprio per questo fu mandato via, di una società di rete quotata. Non
ci sarebbe niente di scandaloso se vi partecipasse la mano pubblica, si
fa così in molti Paesi avanzati. Vi entrebbero Telecom con la rete,
Enel, Cdp che conferirebbe Metroweb. A regime, il mercato avrebbe la
maggioranza. Ma prima bisogna decidere se e quanto vale la rete in rame
di Telecom. Se l’Enel pensa che non vale nulla o quasi, avanti con la
competizione nel rispetto della concorrenza: garantirla toccherà al
governo con la politica industriale e all’Agcom e all’Antitrust con la
regolazione e il controllo».
Bollorè sembra però orientato diversamente, vuol fare la media company?
«Media
company è un concetto ancora vago, ma se vuole comprare Mediaset
Premium, Bollorè può farlo benissimo, ha 8 miliardi da spendere. Telecom
ha un’altra dimensione. L’importante è fare chiarezza subito
nell’interesse del Paese, troppi governi compreso l’attuale si sono
agitati moltissimo senza costrutto».