Repubblica 12.3.16
D’Alema spacca il Pd. Bersani: sempre peggio ma niente scissioni
L’ex
segretario: primarie spettacolo disgustoso, si chieda scusa Poi
incorona la leadership di Speranza: per me è un giovane fuoriclasse
di Giovanna Casadio
SAN
MARTINO IN CAMPO (PERUGIA). «Sembra che il Pd sia in una crisi
progressiva, non c’è limite al peggio». Pier Luigi Bersani non vorrebbe
riflettori su di sé. L’ex segretario del Pd insiste: «Ascoltate Roberto
Speranza ». A San Martino in Campo l’assemblea dei bersaniani che
incorona la leadership di Speranza, si muove in una strettoia insidiosa:
il Pd di Renzi non va bene, quello che è successo nelle ultime primarie
è “disgustoso”, ma dal Pd non si esce. «Nel partito ci sono e ci resto
con tutti e due i piedi. Quando ho sentito che Renzi ha detto : o lealtà
sottoscritta alla prossima direzione del partito o le nostre strade si
dividono, ho pensato che volesse andare via, sarebbe stata una notizia»,
ironizza Bersani. «Sono nel solco di quanto detto da Roberto». Ovvero
che il Pd deve chiedere scusa per quello che è accaduto alle primarie.
Che questo Pd sta «spalancando le porte al trasformismo altro che
rottamazione», Speranza scalda così i supporter.
Alla Posta dei
Donini dieci anni fa Prodi aveva riunito in conclave il governo
dell’Ulivo. Bersani ricorda le 280 pagine del programma di governo: la
Bibbia dell’Unione, «c’era tanta passione». Non a caso la sinistra
bersaniana si rivede qui. «Si respira un bel profumo di Ulivo. A Renzi
non piace? Ciascuno ha i suoi gusti», dice Bersani. E poi: «Speranza è
un fuoriclasse. È il mio delfino? Non penso di avere delfini però non ne
ho mai fatto mistero sin da quando lo volli capogruppo alla Camera». E
il “delfino” - che dall’incarico di capogruppo si è dimesso per coerenza
con la battaglia politica contro l’Italicum, la legge elettorale -
chiarisce a una platea delusa e arrabbiata per un Pd che non si
riconosce nella rotta tracciata da Renzi, che «le alleanze con Verdini
si stanno trasformando in un disegno strategico». Aggiunge un punto di
domanda, ma è retorico.
Però si sta sotto le insegne del Pd. È la risposta a Massimo D’Alema che in un’intervista al
Corriere
della sera ha indicato la necessità di un nuovo soggetto politico a
sinistra: «Il malessere può creare una nuova forza a sinistra», ha
rincarato l’ex premier, dando a Renzi del poltronista: «Non si schioda
dalla poltrona ». D’Alema lo ha ribadito intervenendo ieri a un
congresso di politica internazionale di Sinistra Italiana. Alla kermesse
bersaniana c’è anche l’ex Alfredo D’Attorre. Ha fatto sapere che
Sinistra Italiana ha rinviato il suo congresso a fine dicembre in attesa
di nuovi arrivi. Anche se qui la sinistra del Pd giura che non ci
saranno addii al partito, D’Attorre è convinto che «ci ritroveremo
presto, il referendum costituzionale sarà lo spartiacque e il vero
congresso del Partito della nazione». Il tema della scissione scuote il
Pd. Bersani usa parole dure: Non si può rispondere in tanta incertezza
con linguaggi futuristi, vitalistici». Ma è nelle cose concrete che l’ex
segretario dem chiede a Renzi di parlare chiaro. Sulle banche ad
esempio: «Se osano insistere nel cancellare la indivisibilità delle
riserve di una cooperativa io anche se mettono dieci fiducie non le
voto. Te le fai votare da Verdini, noto esperto di credito cooperativo».
Sui diritti: «Sì a quelli civili ma tenendo presente quelli sociali,
perché se no discutiamo di maternità surrogata senza però dire anche
quanto costa…». Invita a un centrosinistra di nuovo unito, perché senza
il Pd anche la sinistra è solo testimonianza. Bacchetta i vari dirigenti
renziani: «Parlare sulle primarie prima che si pronunci la commissione
di garanzia, non va mica bene…». Stringe mani e ricevi applausi Bersani,
ha accanto Errani, Zanonato, Visco, Trigilia. «Rottamazione? Qui non ce
ne è bisogno, noi non chiediamo nulla, a noi possono chiedere al
massimo cosa pensano i Beatles…». Sul doppio incarico di
premier-segretario ricorda a Renzi che ne ha beneficiato perché lui gli
permise di correre alle primarie per la premiership. Il congresso,
sottolinea, ci vuole e urgentemente. Oggi arriva D’Alema.