martedì 8 marzo 2016

La Stampa 8.3.16
La sinistra Pd attacca: disaffezione
Scoppia la lite con i capi renziani
Orfini: “Rimpiangete il partito di Mafia Capitale”. Speranza: sei offensivo con i cittadini
di Alessandro Di Matteo

È già congresso in casa Pd, anche se Matteo Renzi non ha intenzione di anticipare le assise previste per fine 2017. La minoranza bersaniana lancerà la propria sfida alla convention di sabato prossimo a Perugia, ma basta lo scambio di ieri tra Roberto Speranza e il presidente del partito Matteo Orfini a misurare la temperatura.
Tema, l’affluenza alle primarie del centrosinistra a Roma, dimezzata rispetto al 2013: Orfini dice che i votanti sono stati meno perché nel 2013 «c’erano le truppe cammellate dei capibastone poi arrestati, i rom». Replica piccata i Speranza: «Quella del presidente del partito è una frase offensiva per migliaia di romani che fanno parte del mondo del centro sinistra». Il calo di votanti «è la testimonianza di un disagio di un pezzo largo dei nostri elettori che non capiscono dove va il Pd”. E Gianni Cuperlo invita a non «nascondere la polvere sotto il tappeto. Bisognerebbe evitare di liquidare il calo di presenze come il risultato brillante di un’opera di pulizia».
Di nuovo Orfini: «Credo che i cittadini romani e i militanti siano stati offesi da Mafia Capitale e non dalle mie affermazioni. Speranza sembra rimpiangere quel tipo di partito».
Polemiche che Matteo Renzi aveva già messo in conto: «La minoranza - dice un renziano - fa come l’anno scorso, usa la profezia che si autoavvera, dice ogni giorno che la base non vota più per dare un segnale ai militanti: restate a casa. Si impegnassero per le comunali, piuttosto».
Sarà questo il dibattito da qui al congresso, da un lato accuse di voler resuscitare il «vecchio Pd», dall’altra l’offensiva contro il «Partito della nazione con Verdini». Non a caso per lanciare la sfida al segretario-premier la minoranza ha scelto San Martino in Campo (Perugia), luogo simbolo dei seminari di Romano Prodi: è il richiamo all’Ulivo, in contrapposizione al Pd «snaturato». Sotto accusa c’è anche il doppio ruolo di Renzi, leader del partito e capo del governo: «Il doppio incarico di Matteo Renzi non sta funzionando», dice ancora Speranza. «E’ un tema che riguarda la tenuta stessa del Pd».
Lo spirito dell’Ulivo, in realtà, pare lontano. Sabato Prodi resterà a Bologna, Enrico Letta sarà all’estero per altri impegni e non ci sarà Rosy Bindi. Ci saranno invece Massimo D’Alema, e Gianni Cuperlo, che pure nutre qualche perplessità sulla scelta di accelerare così tanto le candidature per il congresso. Speranza potrebbe anche prendere altro tempo per ufficializzare la sua - «le persone verranno dopo» -, ma la scelta è ormai un dato di fatto.
Peraltro, ricostruire il centrosinistra appare più che mai proibitivo. Anche a Roma, come a Milano e Bologna, Sel è in fibrillazione, divisa tra l’ala ”governista” di Massimiliano Smeriglio che spinge per un dialogo con il Pd, al punto da ipotizzare una lista civica alleata con Roberto Giachetti, e i duri Nicola Fratoianni e Stefano Fassina, quest’ultimo da settimane candidato per Sel a Roma. Una spaccatura che si sta cercando di evitare con la candidatura di Massimo Bray, Pd, uomo vicino a Massimo D’Alema, che potrebbe sfidare Giachetti attirando pezzi di sinistra dem e unendo tutta la sinistra, Civati compreso, per poi convergere al ballottaggio, se dovesse prevalere il candidato di Renzi. Smeriglio ci spera: «La sinistra tornerà ad essere credibile e vincente se saprà accogliere il contributo di personalità autorevoli come Massimo Bray. Una sinistra forte non teme l’allargamento e non si chiude dentro piccole logiche proprietarie».
Fassina, però, al momento non è intenzionato a fare passi indietro e Bray ha posto due condizioni: devono essere con lui anche l’ex sindaco Ignazio Marino e tutta Sel. Ovvero, entrambi devono rinunciare a corse solitarie.