La Stampa 21.3.16
Boschi, mozione di sfiducia
Cinque Stelle con la Lega contro il ministro Boschi
Affondo al Senato, timori della maggioranza per la fronda Pd
di Francesco Maesano
Il
 caso di Pierluigi Boschi, padre del ministro per le Riforme, indagato 
dalla procura di Arezzo per concorso in bancarotta nell’ambito 
dell’inchiesta sul crac di Banca Etruria, scuote il governo. Il 
Movimento Cinque Stelle e la Lega sarebbero pronti a presentare una 
mozione di sfiducia contro il ministro, questa volta al Senato, dove il 
Partito democratico si ritroverebbe a fare i conti con la minoranza 
interna.
L’altra volta, a dicembre dello scorso anno, 
arrivò un risultato netto: con 373 voti contro 129, la Camera respinse 
la mozione di sfiducia individuale confezionata dalle opposizioni per 
costringere alle dimissioni il ministro Maria Elena Boschi. A 
Montecitorio il governo giocava in casa: larga la maggioranza, stretto 
lo spazio di sintesi per le opposizioni che pure, fatta eccezione per 
Forza Italia che scelse di non partecipare al voto, riuscirono a 
compattarsi.
Ma sul terreno pesante di palazzo Madama ogni partita
 si complica. È qui che il M5S, facendo asse con la Lega, cercherà di 
mettere all’angolo il ministro in questa nuova puntata dell’affaire 
banca Etruria che vede il padre di Boschi indagato per bancarotta 
fraudolenta.
L’idea filtrata ieri pomeriggio era quella di 
riprendere la mozione di sfiducia presentata a dicembre e mai 
calendarizzata, vista la bocciatura di quella avanzata contestualmente 
nell’altra Camera. Ma c’è anche l’ipotesi di scriverne una ex-novo che 
cerchi di allargare il più possibile il paniere degli interessati.
L’asse
 che poggia sui voti dei Cinquestelle e del Carroccio dovrebbe 
coinvolgere anche Sel e pescare tra i senatori del gruppo misto che 
facevano parte del M5S e ne sono stati cacciati. Ma il bersaglio 
politico evidente è nella maggioranza stessa.
Il testo infatti 
potrebbe subire qualche ritocco per diventare appetibile anche all’ala 
dura della minoranza dem a palazzo Madama. Quello è un terreno che 
sembra oggi molto più fertile di tre mesi fa. Tra i senatori Pd c’è chi 
già pone una questione di opportunità politica, come fa Miguel Gotor: 
«Se fossi la Boschi io saprei cosa fare. Ma il problema in fondo non è 
neanche Boschi, ma il “sottoboschi”: al ministro sembra normale che un 
altissimo dirigente di banca pensi di poterla salvare coinvolgendo 
Flavio Carboni? Mi preoccupa il “sottoboschi” delle relazioni strette 
con mondi con i quali noi non dovremmo avere nulla a che fare».
Ieri
 Luigi Di Maio ha suonato la carica per i suoi chiedendo a Boschi «di 
dare il buon esempio visto che oggi suo padre, Pier Luigi Boschi, è 
stato indagato per bancarotta fraudolenta nel caso Etruria e dunque 
questo governo non può continuare a legiferare sulle banche con un 
membro così coinvolto: Boschi dimettiti!», ha tuonato il leader de facto
 del M5S.
«Che farà ora Renzi - si chiedeva sulla stessa linea 
Guido Guidesi, il deputato leghista che aveva perorato la prima mozione 
di sfiducia al ministro Boschi - attaccherà Obama o Trump per sviare 
l’attenzione come ha fatto l’altra volta con Juncker?».
Palazzo 
Chigi, per ora, non ha rilasciato alcun commento. Se la mozione dovesse 
essere calendarizzata le opposizioni avrebbero già raggiunto il massimo 
risultato conseguibile in questa partita, obbligando il ministro a 
tornare in aula a difendersi e costringendo la maggioranza a una nuova 
conta col rischio di defezioni interne e a un nuovo strascico di 
polemiche sul ruolo e sul peso del gruppo di Denis Verdini negli 
equilibri della legislatura.
Ma il grosso degli sforzi, 
soprattutto per il M5S, sarà convogliato nell’organizzazione della 
manifestazione prevista per mercoledì a Montecitorio sulla quale i 
Cinquestelle puntano molto per continuare a tenere la richieste di 
dimissioni di Boschi alta nell’agenda della politica e dei media in 
questo avvio di campagna elettorale per le amministrative.
 
