lunedì 14 marzo 2016

La Stampa 14.3.16
Bersani accusa: Renzi vuole cacciarci
L’ex leader: “Io tengo nel Pd gente non più tanto convinta”. Orfini: dibattito lunare
di Alessandro Di Matteo

Il day-after in casa Pd è pesante, e stavolta persino il mediatore Lorenzo Guerini resta vittima del fuoco incrociato tra largo del Nazareno e Perugia, dove era riunita la minoranza. Il vice-segretario del partito è l’uomo che tiene ancora un filo di comunicazione tra Renzi e Bersani, ma ieri anche lui ha disertato la convention che ha lanciato la sfida di Roberto Speranza per il prossimo congresso. Una decisione «annunciata già mercoledì», puntualizza Guerini. Scelta «gravissima», secondo Speranza.
Aria da separati in casa, ognuno cerca di accollare all’altro la responsabilità della rottura. «Io - dice Bersani - cerco di tenere dentro il Pd gente che non è molto convinta di starci. Si ha l’impressione, invece, che il segretario voglia cacciarla fuori». La linea è chiara: altro che scissioni, devono cacciarci se vogliono. «Noi non restiamo nel Pd - dice Speranza - noi siamo il Pd. Senza di noi il Pd non esiste». Speranza paragona Renzi a Berlusconi: «Nel Pd non possono chiederci di cantare “meno male che Matteo c’è”, quello era il Pdl». Gianni Cuperlo restituisce al premier l’accusa di “portare via il pallone”: «Chi alza il dito è quello che ha vinto, si è tenuto il pallone per sé e ha espulso gli avversari». Toni difficili anche per uno che smussa gli angoli come Guerini.
I prossimi mesi saranno di battaglia. La minoranza è pronta ad attribuire allo “snaturamento del Pd” un eventuale insuccesso alle amministrative. Soprattutto, punta a neutralizzare il referendum sulla Costituzione, la grande scommessa di Renzi: «Come voteremo? Vediamo - avverte Speranza - dipende da come verrà scritta la nuova legge per il Senato. Devono scegliere i cittadini». Altrimenti, spiegano i bersaniani, avremo mani libere: escluso partecipare ai comitati del no, ma nessuno della minoranza farebbe campagna a favore.
Dal quartier generale Pd arriva una nota dura di Guerini e Serracchiani contro «chi vorrebbe riportarci al tempo delle divisioni interne che hanno ucciso i governi passati del centrosinistra». E Matteo Orfini aggiunge: «All’estero siamo considerati il partito più a sinistra d’Europa, in Italia si discute sul fatto che siamo diventati di destra».