Il Sole 30.3.16
In Europa record di investimenti cinesi
Nel 2015 sorpasso sul Nord America - Italia destinazione principale grazie al deal Pirelli-ChinaChem
di Rita Fatiguso
La
tappa in Repubblica Ceca del presidente Xi Jinping prima di volare
negli Usa conferma la volontà cinese di puntare le carte sull’Europa.
I
cechi non si sono fatti prendere in contropiede e hanno presentato un
gruppo di progetti ad hoc per la One belt One road strategy tanto cara a
Xi, anche perchè lìanno scorso, in un sol colpo, i cinesi di Xi’an
Shaangu Power hanno acquistato il 75% della fabbrica di turbine Brno
Ekol per 49,1 milioni di dollari, un investimento pari al 17% del totale
delle poste cinesi nella Repubblica Ceca.
Copione già visto, al
punto che nel 2015 si è verificato un vero e proprio record di
investimenti di Pechino in Europa, con un sorpasso deciso sul Nord
America. Il 73% delle risorse totali è stato indirizzato nel real
estate, automotive, IT, servizi finanziari. L’Italia, grazie al deal di
Pirelli con la ChinaChem di Ren Jianxin è stata la principale
destinazione con 7,8 miliardi, “bruciando” Francia (3,6 miliardi), il
Regno Unito ( 3,3 miliardi), i Paesi Bassi (2,5 miliardi) e la Germania
(1,3 miliardi), in cinque totalizzano il 78%.
Nel 2016 – avvisa il
nuovo report di Baker & McKenzie che il Sole 24 Ore ha potuto
leggere in anteprima, la pubblicazione è prevista per maggio - la
pressione cinese aumenterà. In questi primi mesi del 2016 ci sono 70
miliardi di dollari potenziali operazioni in cantiere, di cui circa 50
miliardi in Europa e più di 20 miliardi in Nord America. L’acquisizione
per 43 miliardi della svizzera Sygenta (sementi e fertilizzanti) da
parte (ancora una volta) di ChemChina è già finita negli annali, la
Svizzera due anni fa non aveva investimenti cinesi.
Marco Marazzi
del China Desk Baker & McKenzie Italia preconizza un’annata
record. «Il nostro report – dice - racconta la vera storia perché
elaborato sui dati relativi ad acquisizioni e investimenti
effettivamente portati a termine e non solo annunciati. I cinesi
vogliono aumentare il loro presidio globale, il loro è un ciclo
economico senza precedenti nell’era moderna. La Cina è uno dei primi tre
investitori esteri al mondo e gli investimenti cinesi in Europa e Nord
America in forma aggregata hanno battuto ogni record consecutivo negli
ultimi cinque anni».
Dopo un breve calo registrato nel 2013, gli
investimenti cinesi in Europa, infatti, sono più che raddoppiati a 18
miliardi nel 2014. Il 2015 è stato un anno record anche per quelli negli
Stati uniti con 15,3 miliardi.
Negli ultimi due anni sono però
calati drasticamente gli investimenti cinesi in Canada, in particolare
nel settore energetico, per la cronaca ricordiamo che il fondo sovrano
China investment corporation (Cic) aveva aperto un presidio importante
che l’anno scorso ha chiuso, senza fornire troppe spiegazioni.
In
Italia e Francia gli investimenti sono più che raddoppiati grazie alle
grandi operazioni, nel Regno Unito , invece, sono calati del 35% dopo un
eccezionale 2014. In Italia dal 2000 al 2015 gli investimenti cinesi si
sono concentrati principalmente nei seguenti tre settori: nel settore
automotive con 7,783 miliardi, nel settore delle infrastrutture e dei
trasporti con 2,827 miliardi e nel settore dei macchinari industriali
con 1,594 miliardi. I Paesi Bassi sono finiti nel mirino di acquisizioni
tecnologiche e nei servizi finanziari. Anche il Belgio e la Norvegia
stanno emergendo come nuove possibili destinazioni.
In Europa nel
2015 le operazioni greenfield da oltre 1 milione sono state 58 per 750
milioni mentre le operazioni di M&A sono state 104 per un valore
di oltre 22 miliardi. Protagoniste, ovviamente, le aziende di Stato
cinesi (con oltre il 60%).
Le operazioni nel real estate e nelle
infrastrutture rappresentano investimenti a lungo termine, una sorta di
compensazione contro il rallentamento economico in Cina. Gli investitori
privati, le aziende di Stato e i fondi sovrani hanno investito più di
18,3 miliardi nel settore immobiliare in entrambi i continenti nel corso
degli ultimi cinque anni. L’incremento di investitori finanziari cinesi
sia in Nord America sia in Europa è dovuto alla rapida crescita di tale
tipologia di impresa in Cina, alla liberalizzazione delle norme di
investimento verso l’esterno e alla razionalizzazione dei processi
amministrativi. Il valore complessivo degli investimenti in Europa e in
Nord America di queste società, in particolare compagnie assicurative,
private equity e conglomerati, è cresciuto dallo zero di soli tre anni
fa fino ai 15 miliardi del 2015.
Gli investimenti di piccole
dimensioni (sotto i 100 milioni) nel 2015 sono stati pari a un valore di
3,4 miliardi in Nord America e 2,6 miliardi in Europa, con tassi
costanti di crescita a partire dai livelli del 2014. Gli investitori
privati cinesi sono la categoria più attiva in questa tipologia di
operazioni con oltre l’80% del valore totale degli investimenti.
In
Europa la carenza di risorse nel settore delle infrastrutture e dei
trasporti ha creato spazi per i settori aereoportuale, energetico,
idrico con operazioni per 10.5 miliardi, quasi tre volte gli
investimenti cinesi (3,8 miliardi) effettuati in Nord America in questi
stessi settori.
Negli Stati Uniti l’industria dei software ha
incassato ben 2,5 miliardi dal 2008 al 2015. Negli ultimi due anni gli
investimenti nel settore entertainment sono cresciuti sia in Europa sia
in Nord America raggiungendo i 2,9 miliardi nel 2015. Gli investimenti
cinesi nell’industria alberghiera hanno toccato quota 6 miliardi nel
2015 e l’appetito non si sazia, basta guardare alle manovre di Anbang su
Starwood. Il settore finanziario ovunque è risultato molto attraente
per gli investimenti dalla Cina con 4,6 miliardi investiti solo nel
2015, un valore superiore al totale degli investimenti cinesi nel
settore negli ultimi 14 anni. E non è finita.