Corriere 9.3.16
Più import e spesa pubblica
La Germania torna a essere la locomotiva d’Europa
di Danilo Taino
BERLINO
È l’economia ad avere consentito fino a questo momento ad Angela Merkel
di non cadere sotto la crisi dei rifugiati. La Germania cresce e non
c’è angoscia generalizzata nel mondo del lavoro. Non solo. Il modello
tedesco, che negli anni passati molti hanno accusato di avere avuto un
ruolo recessivo nell’Eurozona perché non creava deficit ed era trainato
dalle esportazioni, è cambiato: ora ha una posizione espansiva in
termini di investimenti pubblici e di consumi privati.
I partner
europei dovrebbero essere contenti del cambio di passo della locomotiva,
soprattutto quelli che, come l’Italia, hanno rapporti economici
profondi con l’economia tedesca.
Ieri, l’ufficio statistico della
Germania ha annunciato che in gennaio la produzione industriale è
aumentata del 3,3% rispetto a dicembre: le aspettative erano di una
crescita dello 0,5%, quindi la sorpresa è stata considerevole. Con
l’inizio del 2016 – nota Rolf Schneider, economista del gruppo Allianz –
«ci sono buone prospettive per dire che l’economia ha accelerato
significativamente». La sua stima è che il Pil cresca dello 0,6% nel
primo trimestre.
Il dato importante non sta solo nel fatto che
l’economia tedesca continui a funzionare. Certo, l’Ocse prevede che
quest’anno la crescita sarà dell’1,8% (il governo dice 1,7), che la
disoccupazione resterà al 4,9%, che il bilancio pubblico sarà in leggero
attivo e che il debito pubblico scenderà al 69,2% rispetto al 71,6% del
2015. Tutti dati positivi. La novità, però, sta in due circostanze. La
prima è che questi risultati non sono più il portato della potenza delle
esportazioni: dalla metà dell’anno scorso, gli ordini dall’estero sono
calati significativamente (ora si sono stabilizzati). Sono il portato
della crescita della spesa per consumi, trainata dal calo del prezzo del
petrolio; dai tassi d’interesse negativi che spingono più a spendere
che a risparmiare; dallo stato positivo dell’occupazione, al record
storico di 43 milioni di persone nel mercato del lavoro (che cresce da
nove anni consecutivi); e dai salari, aumentati l’anno scorso e che il
governo prevede cresceranno 2,6% anche nel 2016. Qui sta un primo
effetto locomotiva: quest’anno, la spesa per consumi crescerà dell’1,9% e
le importazioni aumenteranno più delle esportazioni.
La seconda
novità è che da almeno 12 mesi il bilancio pubblico tedesco è espansivo,
cioè non drena risorse ma ne aggiunge all’economia, nonostante da due
anni la Germania non registri deficit. Il governo prevede che nel 2016
la spesa pubblica salirà del 3,5%, in buona misura per fare fronte
all’arrivo di 1,1 milioni di profughi nel 2015 e di altre centinaia di
migliaia nei prossimi mesi. Si tratterà di costruire abitazioni e
scuole, di assumere personale medico e insegnanti. In questo quadro, il
ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble ha tutte le intenzioni di
mantenere il bilancio in pareggio o in positivo per il terzo anno
consecutivo: è ciò che consente a Berlino di gestire le crisi, a
cominciare da quella dei migranti, almeno sul piano economico. Che poi,
come Frau Merkel sa, è decisivo sul versante politico.