Corriere 5.3.16
Il sessantotto in Italia. Un confronto con la Francia
risponde Sergio Romano
Non
ho vissuto il Sessantotto come periodo storico, ma ne ho sentito molto
parlare in diverse salse e con diversi condimenti e gusti. Vorrei solo
sapere: 1)perché in Italia è durato quasi un decennio e sembra che si
sia trascinato sconclusionatamente, 2) che cosa ha lasciato in eredità
al nostro Paese? Un periodo storico credo che vada analizzato con molta
freddezza e con i numeri non con enfasi, sminuimenti e ridicolizzazioni.
Lei che cosa ne pensa?
Massimo Moletti
Caro Moletti,
Un
confronto con il «maggio francese» può forse aiutarci a meglio
inquadrare il fenomeno italiano. In Francia le proteste studentesche
cominciarono all’inizio del maggio 1968 in una università parigina
(Nanterre) ed esplosero con l’occupazione della Sorbona nella notte fra
il 10 e l’11 maggio. Da quel momento la protesta si estese alle scuole, a
molti uffici pubblici e a parecchie fabbriche dei sobborghi di Parigi.
Vi fu certamente un momento in cui avemmo l’impressione che la vicenda
assumesse una dimensione rivoluzionaria e avesse per suo principale
obiettivo la repubblica presidenziale del generale De Gaulle. Ma le
autorità, dopo uno smarrimento iniziale, dimostrarono di avere una
strategia. Il Primo ministro Georges Pompidou separò gli operai dagli
studenti aprendo con i sindacati un negoziato per nuovi contratti di
lavoro che si concluse con gli «accordi di Grenelle» del 27 maggio. Il
presidente della Repubblica sciolse l’Assemblea nazionale e chiamò i
francesi alle urne per la fine di giugno: un voto che dette al partito
gollista la maggioranza assoluta. Un milione di persone, nel frattempo,
avevano manifestato lungo i Champs Elysées per chiedere il ritorno
all’ordine.
Questo non significa, caro Moletti, che il maggio
francese sia stato una rivoluzione fallita. Negli anni seguenti, lo
spirito del ’68 operò una formidabile trasformazione delle mentalità,
delle convenzioni sociali e dei costumi sessuali francesi.
In
Italia le cose andarono molto diversamente. Le proteste studentesche
erano iniziate nel 1967 e si estesero nel 1968 a quasi tutte le maggiori
università italiane e a numerosi licei. Da quel momento, l’Italia
divenne teatro di una interminabile sequenza di occupazioni, scioperi,
cortei e, dal 1969, sanguinosi attentati terroristici che la destra
attribuiva alla sinistra e la sinistra alla destra. A questa
ininterrotta fermentazione della società nazionale corrispondeva
l’instabilità politica: sei governi durante la IV legislatura dal 19
maggio 1968 al 28 febbraio 1972. Si fece strada in una parte della
sinistra la convinzione che questa fosse la grande occasione storica, il
momento per la svolta rivoluzionaria che l’Italia aveva mancato in
altri momenti del suo passato. Ci vollero parecchi anni perché i
dirigenti sindacali e quelli del Pci riuscissero a riprendere il
controllo delle proprie fazioni più radicali. Fu questa, caro Moletti,
la pesante eredità del sessantotto italiano.