Corriere 3.3.16
Libia, missioni dirette dai Servizi. E sarà il premier a dare il via
Cinquanta incursori pronti a partire. Atti comunque secretati
Confermato l’invio di 3 mila militari se sarà decisa una missione di imposizione della pace
L’Italia
si prepara a intervenire in Libia nell’ambito di una «missione militare
di supporto su richiesta delle autorità libiche»
Per il via
libera a un impegno del nostro Paese non occorre il voto del Parlamento,
basta un’informativa del governo alle commissioni Esteri e Difesa
Roma metterà a disposizione le basi militari del Sud, compresa Pantelleria Prossimo passo
di Giovanni Bianconi
ROMA
Sarà l’Aise, il nostro servizio segreto per la sicurezza esterna, a
dirigere le operazioni di unità speciali militari italiane in Libia. La
nuova linea di comando è stata decisa con un decreto del presidente del
Consiglio dei ministri adottato il 10 febbraio: 5 articoli in tutto,
atto secretato, di cui lo stesso Renzi ha discusso con il capo dello
Stato pochi giorni fa, durante la riunione del Consiglio supremo di
Difesa.
Il decreto adottato da Matteo Renzi definisce le modalità
operative e la linea di comando di quanto già definito, a livello
legislativo, nel decreto missioni dello scorso anno: i nostri militari
di unità speciali, per missioni speciali decise e coordinate da Palazzo
Chigi, avranno le garanzie funzionali degli 007 (ovviamente nella
cornice della loro missione) dunque licenza di uccidere e impunità per
eventuali reati commessi.
Una cinquantina di incursori del Col
Moschin dovrebbero partire nelle prossime ore. Si andranno ad aggiungere
alle unità speciali di altri Paesi, Francia, Inghilterra e Stati Uniti,
che già da alcune settimane raccolgono informazioni e compiono azioni
riservate in Libia.
I nostri militari troveranno informazioni e
ausilio da parte di tre team, da 12 persone ciascuno, dei nostri
servizi, che già da tempo operano a Tripoli e in altre zone del
territorio libico.
Il decreto adottato da Renzi disciplina i
rapporti di collaborazione fra Aise e forze speciali della Difesa.
Prevede che il capo del governo — si legge nella relazione illustrativa —
nelle situazioni di crisi all’estero che richiedono provvedimenti
eccezionali ed urgenti «può autorizzare», avvalendosi del Dis, il nostro
servizio segreto per l’estero, l’Aise ad avvalersi dei corpi speciali
delle nostre Forze armate.
Il Dis, il Dipartimento per le
informazioni della sicurezza, diretto da Giampiero Massolo, risponde al
sottosegretario che ha la delega sui servizi, Marco Minniti e al capo
del governo. In sostanza sarà direttamente Palazzo Chigi a decidere,
pianificare e controllare missioni delle nostre forze speciali in
territorio libico.
Si legge all’articolo 2 del Dpcm del 10
febbraio: «Nelle situazioni di crisi e di emergenza che richiedono
l’attuazione di provvedimenti eccezionali e urgenti il presidente del
Consiglio, previa attivazione di ogni misura preliminare ritenuta
opportuna, può autorizzare, avvalendosi del Dis, l’Aise, ad adottare
misure di intelligence e di contrasto anche con la cooperazione tecnica
operativa fornita dalle forze speciali della Difesa con i conseguenti
assetti di supporto della Difesa stessa».
L’Aise risponde al
presidente del Consiglio dei ministri e informa, tempestivamente e con
continuità, il ministro della Difesa, il ministro degli Affari Esteri e
il ministro dell’Interno per le materie di competenza.
Sembra
confermato, al momento, l’entità della partecipazione ad un’eventuale
missione di peace enforcement con i nostri alleati, quando si formerà un
governo libico e chiederà formalmente un intervento: dovrebbero essere
tremila militari, come già scritto dal Corriere ; ieri è filtrato che in
prima linea ci saranno i reggimenti San Marco e Tuscania. In questo
caso però, a differenza che per l’invio di unità speciali in base al
decreto varato il 10 febbraio, ci vorrà un’autorizzazione del
Parlamento.
Delle missioni di unità speciali eventualmente
disposte dal premier il Parlamento verrà informato con atti scritti e
secretati, tramite il Copasir, il Comitato per il controllo parlamentare
sui nostri servizi segreti.
Marco Galluzzo