Corriere 2.3.16
Bersani riapre le ostilità nel Pd: è come la Casa delle libertà
«Verdini è uguale a Razzi e Scilipoti». Guerini replica: polemiche inutili
di Monica Guerzoni
ROMA
Verdini? «È come Razzi e Scilipoti». La riforma del credito
cooperativo? «Io non la voterò mai». Renzi? «Decida se vuole essere
colui che rottama, o colui che resuscita». E il Pd? «Ormai è la Casa
delle Libertà». Pier Luigi Bersani è furibondo, l’ingresso di Verdini in
maggioranza non gli va giù e nemmeno il «no» del segretario alla
richiesta di anticipare il congresso. E così, tra la buvette e il
Transatlantico, l’ex segretario lancia la corsa di Roberto Speranza: il
giovane aspirante leader che, dall’11 al 13 marzo a Perugia, scenderà in
campo contro Renzi.
L’attacco di Bersani è senza rete, dalle
alleanze alle banche. «Se a tanti dei mei non fa più schifo niente — è
l’altolà a Verdini — io dico che su certe cose non si scherza. Almeno
Berlusconi aveva alle spalle un partito, una storia... Qui invece siamo
di fronte a un tale trasformismo di natura parlamentare, che il paragone
da fare è con Razzi e Scilipoti, non con Berlusconi o Alfano».
Bersani
punta a intercettare lo sbandamento di una parte della base, che non
gradisce abbracci con chi proviene dal mondo berlusconiano. Ma la linea
di Palazzo Chigi è minimizzare. «Non mi perderei in polemiche inutili
che non interessano alla gente», replica Lorenzo Guerini. Bersani
insiste: «Due anni fa, nel Pd, guai a nominare Verdini. Ora quel mondo
risulta improvvisamente commestibile. È sorprendente».
Se Matteo
Orfini non vede nessun «caso Verdini» e schifa un dibattito «surreale»,
Enrico Rossi ritiene che il governo possa arrivare a fine legislatura
senza i voti di «questo raccoglitore di trasformisti e transfughi». I
renziani difendono il nuovo alleato. Per Andrea Marcucci «la questione
Verdini è più da lettino dello psicoanalista che da dibattito
congressuale», poiché nel 2013 il governo Letta nacque con i voti di
Berlusconi e Verdini.
Lettura che Bersani ribalta, bollando i voti
alle unioni civili come «manovra trasformistica». E poi, al premier:
«Renzi scelga se vuole essere quello che rottama, o quello che
resuscita». Tanta rabbia si spiega anche con il no alla richiesta della
sinistra di anticipare il congresso, «una risposta arrogante e
tranciante». E con le nuove norme sulle banche di credito cooperativo,
di cui si discute alla Camera. «Io quella riforma non la voterò mai,
nemmeno se ci mettono 13 fiducie. Le riserve di una cooperativa sono
indivisibili, mentre lì si dice che le banche cooperative si possono
trasformare in spa. Se la votino con Verdini, noto esperto di credito
cooperativo». L’aria in casa Pd si è fatta irrespirabile, ma Bersani al
trasloco proprio non ci pensa: «La scissione? Semmai se ne andranno
altri, non io... Ci vuole un gran fisico per buttarmi fuori».