Corriere 17.3.16
Adone, la tragedia di essere bello
Un
volume per ragazzi, edito da Scienze e Lettere, ripercorre il mito
infelice del giovane cacciatore che era considerato più seducente di
Eros e che fu conteso tra due divinità
di Severino Colombo
Bello
come un Adone. Certo, sulla bellezza non si discute, ma una volta che
ci si addentra nel profilo personale e nelle vicende familiari di Adone a
colpire non è solo l’aspetto esteriore, la bellezza appunto, ma anche
la tragicità della sua vicenda. L’occasione per ripercorrerne il mito è
il bel volume per ragazzi Adone a cura della studiosa Elisa Zimarri, con
le espressive e coinvolgenti illustrazioni di Martina Vanda, proposto
della collana delle edizioni Scienze Lettere «Monstra» (dagli 11 anni,
pp. 48,e 13).
«Ciao, sono Adone, un bellissimo giovane dio e
voglio farti conoscere la mia vera storia...». Il protagonista si
presenta in prima persona al lettore e narra la sua triste vicenda.
Adone è un bambino che ha avuto quella che oggi, con le moderne
categorie psico-socio-educative, si direbbe un’infanzia difficile. A
dirla tutta, i suoi guai erano iniziati già prima che nascesse e sempre
per colpa della bellezza, non la sua stavolta ma quella della madre, la
principessa Mirra. Questa era talmente piacente da irritare la divinità
titolare Afrodite e, si sa, quando le dee si arrabbiano, per gli umani
sono guai: Mirra spinta a un incesto con il padre finirà per la vergogna
tramutata in pianta.
La copertina del libro
La copertina del libro
Dalla
mamma-albero nascerà Adone. Cresciuto dalle Naiadi, il bambino viene
rapito e chiuso in una cassa dalla stessa Afrodite per essere spedito
come un pacco a Persefone, nell’Ade, perché lo cresca lontano dal mondo.
Quest’ultima si affeziona ad Adone e vorrebbe tenerlo tutto per sé ma,
siccome Afrodite lo rivuole indietro interviene Zeus. Stabilisce che le
due divinità tengano il piccolo per sei mesi ciascuna. Ma al buio e al
freddo dell’oltretomba Adone preferiva le spiaggia assolate del Libano,
così Afrodite, in barba all’accordo, lo volle tenere sempre con sé. Il
bambino cresceva e diventava un bel giovane «addirittura più seducente,
dolce e delicato di Eros, dio dell’amore»; era anche un valido ed
instancabile cacciatore.
Purtroppo per Adone una dea non dimentica
facilmente un torto subìto e Persefone troverà un modo terribile per
vendicarsi… La fine nota di Adone — ferito a morte da un cinghiale — è
l’inizio del suo mito che, ricorda nell’introduzione la studiosa
Zimarri, è «fortemente legato alla natura, alla ciclicità, alla
rinascita generativa della primavera» e che nella sua ricchezza si offre
alla modernità con diverse e molteplici interpretazioni. Per la stessa
collana dedicata agli ibridi della mitologia antica e diretta da Helga
Di Giuseppe sono uscite in precedenza le storie di Archeloo e Partenope.