martedì 9 febbraio 2016

Repubblica 9.2.16
La sinistra
E spunta anche l’ipotesi di una candidatura di Giuseppe Civati cui la sinistra radicale difficilmente potrà dire no
Sel non chiude le porte “Nessuno vuole sfilarsi ma i nostri voti pesano”
di Giovanna Casadio

ROMA «Nessuno di noi ha mai detto che ci sfiliamo. Ma il vincitore Sala deve essere consapevole che la sinistra ha avuto un risultato importantissimo perché Francesca Balzani e Pierfrancesco Majorino insieme hanno ottenuto il 58% dei voti alle primarie. Un pacchetto pesante, che deve contare». Tempo di resa dei conti nella Sinistra il giorno dopo le primarie di Milano. E anche di maldipancia, di lacerazioni, di incertezze, di ripensamenti. Arturo Scotto, il capogruppo di Sel alla Camera, è però convinto che ci sarà una riflessione e che il risultato non è quello di una diaspora, di correre alle amministrative di giugno con un proprio candidato. Nicola Fratoianni, l’altro leader vendoliano, è meno ottimista. Ha confessato a botta calda che Sala «non è adeguato» e che l’esperienza della giunta Pisapia e la «stagione arancione» sono inevitabilmente archiviate.
Ammette l’amarezza, Fratoianni. Però rinvia a sua volta alla riflessione che va fatta soprattutto con i compagni milanesi. Nessuno nella Sinistra italiana vuole davvero strappare, rischiando di consegnare Milano, la città-gioiello di Pisapia, il laboratorio della sinistra vincente, alla destra unita di Berlusconi e Salvini. A meno che non si presenti Pippo Civati. I vendoliani si sottraggono alla domanda: e se si presenta Civati, il leader di “Possibile”, che non ha partecipato in alcun modo alle primarie? «Allora sarebbe diverso...», rispondono, riconoscendo che la tentazione di appoggiarlo sarebbe forte, abbandonando Sala. «Non c’è una candidatura di Civati, quindi il punto non si pone», taglia corto Scotto. Mentre Massimiliano Smeriglio, vice di Nicola Zingaretti in Regione Lazio, e nella segreteria di Sel, è di più chiaro avviso: non si può essere sleali con Sala, come hanno peraltro detto sia Balzani che Majorino. «I milanesi si sono espressi con le primarie a cui hanno partecipato decine di migliaia di elettori - ragiona Smeriglio - Non possiamo ignorare la loro volontà e pensare che siccome il risultato non è stato quello che auspicavamo, sia lecito far saltare il tavolo. In ogni caso c’è un 60% che si è espresso in continuità con l’esperienza Pisapia che noi dobbiamo valorizzare e organizzare, anche perché Sala ha vinto ma non stravinto. Soprattutto dobbiamo tener conto della volontà dei nostri iscritti milanesi».
Nichi Vendola, ieri di ritorno dal Canada, si è raccomandato di non precipitare la situazione e di rispettare le decisioni che spettano a livello locale: «Non c’è nessun centralismo...». Molta preoccupazione, però. E amarezza. Scotto riassume: «Per la sinistra è come essersi dati una martellata. Devastante dividersi tra Balzani e Majorino. Sono i territori che devono davvero valutare le alleanze e gli appoggi». Pisapia ha già detto la sua, e cioè che si appoggia il vincitore. Sarebbe rassicurante per la Sinistra un ticket Sala-Balzani? Creerebbe però malumori tra i sostenitori di Majorino a quel punto più propensi a una libera uscita? Domande sul tavolo. «Un ticket? Sala potrebbe proporlo», avanza l’ipotesi Scotto, ma sempre battendo sullo stesso tasto, ovvero che l’autonomia del partito milanese viene prima di tutto. Riunioni, vertici e confronti sono già fissati con un fitto calendario nei prossimi giorni.