Repubblica 1.2.16
La beffa di Parma, l’aeroporto resta aperto per un volo al giorno
di Jenner Meletti
PARMA
UN SOLO volo di linea al giorno, e la domenica riposo. I nonni che
portano i nipoti a vedere gli aerei si presentano al martedì, al giovedì
e al sabato. Alle 12,25 arriva infatti da Trapani il volo FR8154
Ryanair che parcheggia proprio sotto la “sala panoramica”. Giù
passeggeri e bagagli, su bagagli e passeggeri, e alle 12,50 l’aereo
riparte. Fine dello spettacolo, all’Aeroporto internazionale Giuseppe
Verdi.
AL LUNEDÌ, al mercoledì e al venerdì si vola (alle 22,25,
volo FR4215, sempre Ryanair) verso l’aeroporto di Stansted a Londra ma
l’ora non è quella giusta per spettatori piccoli e anziani. Un volo dal
25 ottobre 2015 al 25 marzo 2016 ma con la primavera e l’estate il
numero raddoppia e arriva a 14 alla settimana: ma basta dividere 14 per
sette per apprendere che anche in piena stagione turistica i voli sono
due al giorno.
Fa un po’ impressione, l’aeroporto che ha tutto ma
dove gli aerei e i passeggeri sono merce rara. Sul sito www.parma-
airport.it la direzione avverte che «è consigliato a tutti i viaggiatori
di arrivare in aeroporto con discreto anticipo per poter trovare più
facilmente un posto per il proprio veicolo». Tre auto in tutto, in un
parcheggio con centinaia di posti. Prezzi modici: 15 minuti gratis poi 1
euro all’ora. Apertura dell’aeroporto alle 6 del mattino, chiusura alle
23,30. Una scala mobile porta al primo piano, con il bar e la sala
panoramica. «Oggi c’è solo Londra, stasera tardi. Faccio caffè e panini
per quelli che lavorano qui». Puoi comprare libri e giornali. A piano
terra nove postazione per il check-in, tutte chiuse. Una biglietteria
con una ragazza gentile, addetti alle pulizie che lucidano pavimenti già
lucidi. Guardie giurate dell’Ivri (Istituti di vigilanza riuniti
d’Italia) scrutano il grande atrio vuoto, come se da un momento
all’altro dovesse riempirsi di uomini, donne e trolley colorati. Nessuno
sa (o vuole) dire quante persone lavorino in questo aeroporto vuoto. Ci
sono — anche in questa mattina, quando mancano almeno 10 ore al primo
volo — agenti e dirigenti della Polizia di frontiera, i vigili del
fuoco, soccorritori della Croce Rossa con ambulanza, tecnici dell’Enac
(Ente nazionale aviazione civile) e quelli dell’Enav, sulla torre di
controllo. Tutti pagati dallo Stato. La Sogeap (Società di gestione
dell’aeroporto di Parma) ha invece 24 dipendenti e un bilancio che fa
tremare i polsi. Due milioni di euro le entrate, 4,5 milioni le uscite,
con una perdita di 2,5 milioni all’anno.
Può, un aeroporto con un
volo al giorno, avere un futuro? La risposta un po’ sorprende. «Sì, il
futuro c’è», dice subito Guido Dalla Rosa Prati, presidente (senza
compenso) della Sogeap. «Il nostro aeroporto è un piccolo gioiello.
Parma è una città ricca e ha capito che questa struttura è
indispensabile. Non a caso, nel giugno dell’anno scorso, l’Unione
parmense degli industriali, attraverso la Società aeroporto Parma, ha
stanziato 5 milioni di euro, che ci danno la sicurezza di restare aperti
fino alla fine del febbraio 2017».
Il Giuseppe Verdi è in gran
parte proprietà privata, con istituti di credito austriaci (in testa la
Meinl Bank) con il 53,6%, Unione industriali con 30,3% ed enti pubblici —
Comune, Provincia e Camera di Commercio — con il 16,1%. L’apertura
ufficiale dello scalo è avvenuta il 5 maggio 1991 e da allora ci sono
state tante speranze e troppe delusioni. Nel 2008 c’è l’investimento
austriaco, che finora ha messo in cassa 38 dei 60 — 70 milioni spesi per
l’aeroporto parmense. Nell’ottobre 2014 arrivano i cinesi, che
promettono un investimento di 250 milioni di dollari per trasformare il
Verdi in un hub per le merci ma tutto si dissolve nel febbraio dell’anno
scorso.
Nel 2008 si prevedeva di arrivare a 1 milione di
viaggiatori nel 2012, ma l’anno scorso i passeggeri hanno superato di
poco i 200mila. «Adesso — racconta Federico Wendler, direttore del Verdi
— la società ha deciso di cercare un investitore e/o un partner
industriale. Abbiamo tutto per crescere. Qui riusciamo a fare il
turnaround in 15 minuti: vuol dire che un Boeing 737 con 189 posti
riesce a scaricare passeggeri e bagagli in un quarto d’ora. La stazione
Fs è a un quarto d’ora di autobus. La Fiera è a 800 metri e presto avrà
anche un nuovo casello sull’A1». Il direttore cita papa Karol Wojtyla:
«Prendi la tua vita e fanne un capolavoro». «Ecco, noi stiamo preparando
un aeroporto capolavoro. Le compagnie aeree debbono sapere che qui
possono trovare un servizio ottimo. Un aeroporto deve essere pensato non
per questa ma per le prossime generazioni. Si potrebbe investire anche
nella manutenzione degli aerei, nella scuola di volo…».
Il sogno è
quello di avere il successo di Orio al Serio presso Bergamo, che ha
raggiunto i 10 milioni di passeggeri. Ma per ora l’apertura è assicurata
solo per un altro anno. Decollano sulla pista anche i piccoli aerei
dell’Aeroclub e gli executive degli aerotaxi. Fino all’anno scorso
partiva il charter con il Parma calcio, ora c’è quello del Sassuolo.
Qualche minuto di rombo di motori poi lunghe ore di silenzio. E allora
arriva un uomo che libera il suo falco. Storni, gabbiani e gazze non
debbono credere che questa sia una pista sempre vuota.