Repubblica 12.2.16
Perché i muri sono inutili
risponde Corrado Augias
CARO
dottor Augias, nel 1997 Rudi Assuntino e Wlodek Goldkorn intervistarono
Marek Edelman, uno dei comandanti dell’insurrezione del ghetto di
Varsavia — aprile 1943. Nel libro, poi ripubblicato da Sellerio, Marek
Edelman parla a pagina 175 dell’immigrazione in Europa, degli affamati
dell’Africa. A metà degli anni 90 il fenomeno era appena cominciato. La
sua previsione anticipa quanto è accaduto negli ultimi decenni e
prosegue, come vediamo, con moto accelerato. Le trascrivo alcune righe
di quella della “profezia”: «È assurdo pensare, come si fa in Occidente,
che qui si possa mantenere a lungo un ghetto per i ricchi. Che i muri
intorno all’Europa possano fermare gli affamati. La fame distrugge ogni
muro. E gli affamati dell’Africa arriveranno da voi. Nessuna legge che
limiti l’immigrazione vi proteggerà. Qui sorgerà una nuova cultura, un
po’ europea, un po’ asiatica, un po’ araba e africana, frutto
dell’immigrazione, che nessun cannone né confine fermerà. Nessuno ha mai
vinto contro la gente affamata».
Avv. Guariente Guarienti — guariente.guarienti@libero.it
IL
LIBRO che contiene l’intervista a Edelman è intitolato Il Guardiano.
Marek Edelman racconta pubblicato per la prima volta nel 1998. Il nome
di Edelman ebbe diffusione mondiale con il suo C’era l’amore nel ghetto,
racconto di quanto accadeva all’interno del ghetto di Varsavia dove
alcune centinaia di migliaia di persone hanno cercato di continuare a
vivere normalmente. Insieme al capolavoro di Primo Levi è una delle più
alte testimonianze sullo sterminio, proprio perché racconta una
“normalità” in circostanze tragiche, consapevoli della fine imminente.
Edelman, poco più che ventenne, era stato tra i capi della rivolta: con
poche pistole e qualche chilo di esplosivo i resistenti avevano tenuto
in scacco per quasi un mese le potenti truppe naziste. Dopo la guerra
Edelman è stato cardiologo nell’ospedale di Lodz, vessato dal regime
stalinista fino all’avvento liberatorio di Solidarnosc. È morto
novantenne nel 2009. Il brano citato dall’avvocato Guarienti ci mette
davanti una profezia sempre più vera. La storia dell’africano che ha
fatto a piedi i cinquanta chilometri del tunnel sottomarino tra Francia e
Inghilterra dice che quando la spinta è la sopravvivenza anche le
persone normali diventano capaci di imprese che paiono inconcepibili.
Non c’è sbarramento né muro, né legge, né tentativi di dissuasione che
riusciranno ad arrestare la massa di persone disposte a qualunque prezzo
e rischio per sfuggire alla guerra o al bisogno. I proclami e le
dichiarazioni minacciose dei vari esponenti politici europei servono
solo per prendere qualche voto nei comizi. Secondo le previsioni più
responsabili siamo all’inizio di un fenomeno che andrà avanti a lungo e,
col tempo, cambierà nel profondo le caratteristiche dell’Europa e della
nostra convivenza. Se le dimensioni dell’esodo sono probabilmente senza
precedenti, il fenomeno in sé non è nuovo. Al contrario, spostamenti di
grandi masse di popolo ci sono sempre state; siamo noi stessi il
prodotto di secolari rimescolamenti.