venerdì 5 febbraio 2016

La Stampa 5.2.16
Roma, 18 mila alloggi spariti dai censimenti
Il caso affitti si allarga, indagano Procura e Corte dei Conti Il 29% affittato a 10 euro al mese, il 21,5% a meno di 50 euro
di Grazia Longo

E dire che era già tutto scritto. Procura, Corte dei Conti e classe politica indagano e si interrogano su come sia stato possibile assegnare e non adeguare gli affitti mensili a 8 euro a due passi dai Fori imperiali o da piazza San Pietro, a 35 euro per l’ambasciata britannica di via XX Settembre, a meno di 5 euro per l’ambasciata araba in via Terme di Traiano, e a 22 centesimi per un supermercato. Ma intanto si scopre che già un anno fa il sito del Comune pubblicava la ricetta per porre rimedio allo scempio di affittopoli.
«Fatta la legge, trovato l’inganno» sembra proprio il leitmotiv dello scandalo che scuote la capitale: gli articoli di legge erano belli esposti nella vetrina web. E sulla stessa pagina compariva una notizia degna di un giallo: l’esistenza di quasi 18 mila alloggi fantasma. Per l’esattezza sono 17 mila e 930 gli appartamenti di proprietà comunale che mancano all’appello. Sì, perché a fronte dei 42 mila e 455 «abitazioni di edilizia residenziale pubblica» che appartengono al Comune di Roma gli «immobili esaminati con affitti stracciati sono 42.455». Due elenchi con due cifre diverse, insomma.
La domanda é d’obbligo: che fine hanno fatto gli altri 18 mila appartamenti? Se lo chiede Gianpaolo Cuccari, un attento e preciso ristrutturatore d’interni romano che un anno fa, per puro interesse personale mentre si trovava a casa in malattia, ha spulciato certosinamente il sito online del Comune, con dati all’epoca aggiornati al 17 dicembre 2013.
Ha così presentato un esposto alla procura e alla Corte dei Conti il cui contenuto è al vaglio dei magistrati. L’aggiunto che si occupa dei reati amministrativi Francesco Caporale e il procuratore capo Giuseppe Pignatone coordinano il lavoro dei pm che si occupano della vicenda sotto vari punti di vista. Compresa l’ipotesi di turbativa d’asta nel cambio, un anno fa, della concessione all’agenzia che gestiva gli immobili del Comune. Direttamente sul tavolo di Pignatone arriverà, invece, l’informativa frutto dell’inchiesta avviata dal commissario prefettizio Francesco Paolo Tronca.
Nel frattempo non si può non provare sconcerto di fronte al fatto che una regola tanto esibita sia stata tanto disattesa. Gianpaolo Cuccari scrive tutto nel suo esposto: «Il canone di locazione è normato dalle leggi regionali e dagli atti applicativi emanati dalla regione Lazio e dal Comune di Roma. Viene calcolato in base alle caratteristiche dell’alloggio e del reddito e va aggiornato in base all’Indice Istat e ogni due anni a seguito delle dichiarazioni presentate con il Censimento anagrafico-reddituale».
E invece si assiste a una deregulation totale. Che riguarda non solo appartamenti privati, ma anche sedi di partito, onlus ma anche negozi e ristoranti. Ecco così un supermarket di prodotti africani in via Giolitti a 22 centesimi al mese, sei vetrine di un noto franchising in piazza della Radio a 543 euro, un ristorante dietro piazza del Gesù a 653 euro mensili e un benzinaio in via Galbani a 58 euro.
Incomprensibile. Come lo sono i 18 mila appartamenti fantasma. A fronte dei 42 mila e 455 indicati e vengono censiti solo 24 mila e 525. E tra questi, la fotografia è impietosa. Il 29% affittato per meno di 10 euro al mese, il 21,5% a meno di 50 euro, oltre il 27% a meno di 100, il 13% a meno di 200 e così via.
Chi ha sbagliato pagherà? Gli affitti verranno aumentati? responsabilità politiche oltre che amministrative? La magistratura ordinaria interverrà nel caso si ravveda l’ipotesi di reato d’abuso d’ufficio. Mentre la negligenza, la disattenzione di funzionari e dirigenti sarà punita solo dall’Erario.