venerdì 5 febbraio 2016

Il Sole 5.2.16
Austerità senza fine. Le richieste della troika a Tsipras
Grecia paralizzata dagli scioperi contro i tagli alle pensioni
di Vittorio Da Rold


In 50mila hanno incrociato le braccia ad Atene, e altri 14mila hanno manifestato a Salonicco, per protesta contro la riforma delle pensioni. Nella capitale, frange violente hanno innescato scontri lanciando molotov contro le forze dell’ordine. Per il terzo sciopero generale in diversi mesi si sono fermati treni e traghetti, bloccando a terra dozzine di voli. Gli ospedali hanno funzionato solo per gli interventi di emergenza, i benzinai sono rimasti chiusi.
Dopo la protesta dei giornalisti, ieri hanno incrociato le braccia anche anche avvocati, notai, medici, farmacisti, benzinai, tassisti, guidatori di tir e agricoltori, che hanno bloccato le autostrade in diversi punti con i loro trattori, in una protesta che va avanti da due settimane.
Il governo propone di abbassare il tetto massimo previdenziale da 2.700 a 2.300 euro e intende introdurre una pensione minima garantita di 384 euro con 15 anni di contributi. Il governo vuole anche accorpare i fondi pensione e aumentare i contributi previdenziali per i nuovi assunti.
Le pensioni dovrebbero essere tagliate di un altro 15%, pari all’1% di Pil di risparmi, cioè 1,8 miliardi di euro all’anno. Tsipras è tra l’incudine e il martello: il Paese dice no ai nuovi tagli alla spesa mentre il governo di sinistra ha cercato di aumentare i contributi per i nuovi assunti ma la troika si è opposta a questo tentativo di scaricare sulle nuove generazioni il costo delle riforme.
Il premier, Alexis Tsipras, è accusato di aver tradito le promesse elettorali una volta arrivato al potere. Tra le rimostranze dei manifestanti, l’imminente privatizzazione del porto del Pireo da parte del gigante cinese Cosco.
Inoltre c’è la crisi dei migranti dove Bruxelles ha chiesto ad Atene di blindare le frontiere con la Turchia e di far funzionare gli hotspot per il riconoscimento dei migranti. Chi non dovesse provenire da Stati in guerra e quindi non avere lo status di rifugiato dovrebbe essere rispedito nel Paese di provenienza. Altrimenti Bruxelles minaccia di chiudere la frontiere con la Macedonia e i profughi resterebbero chiusi in Grecia, dove la Ue minaccia di costruire un campo profughi da 400mila persone ad Atene.
Il ministro dell’immigrazione greca Mouzalas ha parlato di fronte a questa ipotesi di una Grecia «trasformata in un cimitero di anime» e praticamente espulsa da Schengen. Un’altra ipotesi prevede che i migranti, vedendo chiusa la frontiera macedone, potrebbero decidere di dirigersi verso l’Italia dalla costa adriatica. Atene resta ancora l’anello debole di una crisi dei migranti che si collega a quella del debito non ancora risolta.
«Non mischiamo i due processi» sui migranti e sul piano di assistenza finanziaria in Grecia. Questo l’invito del commissario Ue agli affari economici Pierre Moscovici, che ha sottolineato che il programma di aiuti in corso «ha la sua logica, non è Schengen né gli hotspot». La revisione da parte della ex troika «è in corso ad Atene» e l’obiettivo è «concluderla il prima possibile», ha detto Moscovici, invitando a «non perdere lo slancio» di attuazione delle riforme degli ultimi mesi.